Al fondo c’è un dato di evidenza: l’inevitabile declino della carta stampata, legata non tanto ai costi, divenuti con il tempo quasi irrisori rispetto al passato, ma alla sua marginalità, che la rende invisibile e, quindi, inaccessibile.

Farsi leggere, per un legittimo diritto all’esistere e all’essere considerato, al netto dell’inevitabile narcisismo, ci costringe oggi ad utilizzare altre strade, più facili, più semplici, più immediate.

Ma soprattutto la lettura e lo studio di documenti stampati obbliga alla loro riconversione dalla dimensione cartacea a quella informatica. Gli archivi, caratterizzati da sempre da fogli, foglietti, fotografie, pagine di giornali e di riviste, raccolti in tante cartelle e a loro volta in innumerevoli faldoni, quasi per magia, appaiono nella loro integrità, anche se virtuale, sullo schermo di un computer, senza che sulle dita rimangano le tracce  di una polvere sottile, impalpabile.

Ed è possibile evidenziarli, allegarli, contestualizzarli, comporli graficamente, salvarli dal degrado fisico, diffonderli andando oltre la dimensione diretta e immediata. Basta non perdersi in una illusione di onnipotenza ed eternità.