1° febbraio 2021 Per chi suona la campanella

Nessun uomo è un’isola, intero in sé stesso.
Ogni uomo è un pezzo del Continente, una parte della Terra.
Se una zolla viene portata dall’onda del Mare, l’Europa ne è diminuita come se un promontorio fosse stato al suo posto o una Magione amica o la tua sessa Casa. Ogni morte di un uomo mi diminuisce, perché io partecipo all’umanità- E così non mandare mai a chiedere per chi suona la campana. Essa suona per te.

John Donne (1573- 1651) [1]

Così si chiamava una rubrica di un vecchio giornale studentesco, parafrasando il titolo di un famoso romanzo di Ernest Hemingway.
Oggi sembra che tutti aspettino il suono di una campanella per uscire vocianti e disordinati da un’aula ritenuta troppo seriosa e vincolante. Gli italiani, regrediti per colpa della pandemia da Covid 19 a studenti riottosi, solo apparentemente disciplinati e ubbidienti, aspettano un suono liberatorio per recuperare spazi di libertà individuale e ristabilire vicinanze e intimità, finora negate da un potere che è sentito lontano e autoritario, come quello scolastico.
Quell’uscita chiassosa, illusoria in quanto a reali pratiche di libertà, appare come l’unica possibile, autorizzata dal consumismo imperante, che sembra legittimare solo rimpatriate goliardiche, movide, apericene, assembramenti musicali, rev party. Tutto questo è socialmente accettabile ed è compatibile con la cosiddetta normalità, intesa come un semplice ritorno a comportamenti e atteggiamenti pre-covid. In effetti è l’unica dimensione sociale considerata possibile e auspicabile, che ha trasformato quasi tutti i centri storici italiani in divertifici, luoghi dell’affastellamento indistinto, dello shopping compulsivo, della libidine dell’acquisto e dell’apparire.
Nel frattempo la campana continua a suonare, apparentemente solo per gli anziani defedati e per gli sfigati, in realtà per tutti coloro che intercettano il virus senza difese né antidoti, non tanto individuali quanto sociali. Il prezzo pagato è altissimo, raggiungendo livelli di mortalità che cominciano a somigliare, per quantità, a quelli della pandemia “da spagnola”, considerata, a ragione, l’epidemia storicamente più vicina. Anche se è lontanissima, per la mancanza di cure, per un’assistenza inadeguata, per l’assenza di un vaccino. Rischia di essere la pietra di paragone dell’oggi, molto più dell’epidemia di peste medievale e di quella manzoniana. C’era una guerra mondiale in corso, una scienza agli esordi, un capitalismo immaturo. Oggi ci sono ancora guerre combattute, nazionalismi in crescita, un capitalismo in declino, uno scientismo in crisi di consensi.
La campana suona per noi.


[1] Ernest Hemingway, Per chi suona la campana, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1961

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