Non si sa se il governo Conte riceverà l’appoggio di un nuovo soggetto politico, detto dei “responsabili”, che subentri nella maggioranza a Italia Viva, ma quello che appare certo è lo spostamento a destra dell’asse politico del governo. Il richiamo se non addirittura la sollecitazione a transfughi di Forza Italia e dell’Udc di appoggiare la maggioranza, con possibili incarichi di governo, necessariamente comporta un accoglimento di contenuti tipici di chi finora si è collocato nel centrodestra dello schieramento politico italiano. Se poi si intende recuperare il contributo di Italia Viva o di parte di essa, non solo si accentuerà la precarietà della compagine governativa, ma soprattutto si appannerà, fino a sfumare, un programma già incerto, non certo basato sulla tutela dei diritti dei più deboli.
Si svelerà infine l’oggetto del contendere: la gestione dei miliardi del Recovery Fund. O riforme strutturali, che cambino gli assetti e i rapporti di forza nelle istituzioni e nella società, o l’accentuarsi della logica assistenzialistica, che vede lo stato erogare non tanto servizi efficienti e universalistici, quanto prebende, esenzioni, ristori, che permettano di sopravvivere a quanti sono sopravvissuti al darvinismo sociale innescato dalla crisi economico finanziaria del 2008 ed accentuato dalla successiva pandemia. Era Renzi che denunciava la possibilità di morire di fame anziché di Covid, era la Confindustria di Bonomi che pretendeva maggior tutela del capitale e non del lavoro, era il centro destra che chiedeva meno tasse e meno stato sociale. Nel momento che costoro avranno rappresentanti nel governo si accentuerà questa pressione, con i ricatti e le minacce che si conoscono. Già la richiesta lombarda di legare risorse e vaccini al Pil prodotto in sede regionale preannuncia una logica politica che intende privilegiare l’economia sganciandola dal sociale, facendone una questione di produttività e di conti, a scapito di diritti riconosciuti quali universali dalla Carta Costituzionale.
Il governo Conte non ha bisogno di queste iniezioni politiche e non ne ha bisogno l’Italia. Ma non ci sono i numeri, in Parlamento e nel paese per impedire questa deriva.
Forse è il caso di dichiarare fallito il progetto che prevedeva l’evolvere e il trasformarsi di una maggioranza politica parlamentare eterogenea e fortemente diversificata nei valori e negli obiettivi. Questo non è avvenuto. Sono prevalse al contrario logiche disgregatrici a cui non hanno potuto né voluto opporsi i due principali soggetti: il PD e i 5Stelle.
Forse era chiedere troppo a chi era sfibrato da conflitti intestini e dalla necessità di riordinare se non ridefinire il proprio orientamento ideologico, senza contare l’immaturità e l’inesperienza del proprio personale politico.
Era sicuramente troppo chiederlo a Giuseppe Conte, che ha garantito al limite del possibile equilibri e calibrature, nonostante fosse novizio di politica e di potere, certamente con una caratura centrista e moderata.
Rebus sic stantibus.
Si profilano le elezioni anticipate il cui esito è dato per certo favorevole alla destra (non al centrodestra).
Ma l’atmosfera è mutata. All’orizzonte si sta profilando, minacciosa per i sovranisti e i nazionalisti, la nuvola di Joe Biden.
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