Nato a Firenze nel 1500, è messo dal padre Giovanni, suonatore e costruttore di strumenti musicali, come apprendista presso un orafo, dopo aver tentato di farne un musicista. A diciannove anni va a Roma e da allora fino all’età di quarantacinque anni non passa più di pochi anni consecutivi nello stesso luogo. E’ spinto a muoversi dall’ambizione o dalla necessità di fuggire guerre e pestilenze o i rigori della giustizia. Comunque in ogni luogo trova occasioni di lavoro, grazie alle sue grandi doti e alle sue straordinarie capacità. Tagliente di lingua, d’una vanità smodata e oltremodo geloso nella propria professione non ha difficoltà a farsi dovunque nemici.
Già nel 1516 manifesta una indole irrequieta e violenta, tanto da essere, dopo una rissa, esiliato a Siena per alcuni mesi. Negli anni successivi è coinvolto in numerose risse e tafferugli, fino a imboccare una vera e propria carriera criminale: nel 1532 è costretto a fuggire da Firenze per aver ferito due uomini a pugnalate; nel 1534 si nasconde a Roma dopo aver ucciso Pompeo de Capitaneis un orafo suo rivale, ma viene perdonato da papa Paolo III che lo riprende al suo servizio; nel 1538 è accusato di essersi impadronito di parte del tesoro papale durante il sacco di Roma del 1527, è imprigionato, fugge, è ripreso e di nuovo incarcerato e infine assolto da ogni accusa; nel 1557 a Firenze è accusato di sodomia per un fatto di cinque anni prima, condannato ad una pesante multa e a quattro anni di prigione, che aveva appena lasciato nell’ottobre 1556, dopo aver percosso un orafo. Per intercessione di Cosimo I la condanna è mutata in quattro anni di arresti domiciliari. Tra il 1558 e il 1562, afflitto dagli intrighi, tormentato dai nemici e dalle difficoltà finanziarie intraprende la carriera religiosa, ma poco dopo si fa sciogliere dai voti e nel 1565 sposa la madre dei suoi figli illegittimi e ne genera altri.
Muore nel 1571 a Firenze ed è sepolto con gran cerimonia alla Santissima Annunziata.
A un certo punto della vita, in un momento di ozio forzato, in conseguenza di un brusco mutare di status professionale, detta le proprie memorie che sono un concentrato di verità e immaginazione, fra ciò che è tipico dell’età rinascimentale e ciò che vale solo ed unicamente per lui, in cui autobiografia e romanzo si compenetrano, come in una novela picaresca. Per alcuni sono la testimonianza di una persona che doveva soffrire di allucinazioni, di deliri e di anomalie di carattere ai limiti della paranoia, comunque l’espressione di un malanno del vivere che appare radicale.
(9 aprile 2019)
Fonti:
Benvenuto Cellini, La vita, a cura di Guido Davico Bonino, Torino, Einaudi 1973
Rudolf e Margot Wittkower, Nati sotto Saturno La figura dell’artista dall’antichità alla Rivoluzione francese, Einaudi, Torino, 2016
Benvenuto Cellini, Wikipedia, 9 aprile 2019.
Commenta per primo