Dal 1955 si svolse nell’isola di Cipro una aspra guerriglia da parte dell’Organizzazione Nazionale dei Combattenti Ciprioti (EOKA) contro le forze coloniali britanniche. A capo della guerriglia era Georgios Grivas, [1] un ultranazionalista, anticomunista viscerale e un monarchico fanatico, popolarissimo presso i ciprioti, nonostante il suo passato di collaborazionista con le forze tedesche durante la Seconda guerra mondiale, a capo dell’Organizzazione X. Alla guerriglia, che non aveva come obiettivo l’indipendenza ma l’”enosis” con la Grecia, non partecipò il partito comunista di Cipro (AKEL), nonostante fosse un partito prevalentemente greco-cipriota.[2]
In Grecia la solidarietà con i ciprioti era animata da due comitati di sicura fede anticomunista, presieduti dall’arcivescovo di Atene, ma era condivisa anche dall’EDA, tanto da contare nel 1956 molti feriti a morte tra i suoi sostenitori, durante grandi manifestazioni di appoggio alla decolonizzazione dell’isola, violentemente contrastate dalla polizia del governo di Kostantinos Karamanlis.
Negli anni 1959 e 1960 si arrivò ad una soluzione concordata tra Gran Bretagna, Grecia e Turchia [3], senza il coinvolgimento della leadership politica dell’isola, rappresentata dall’arcivescovo Makarios [4] e da Grivas, che prevedeva la proclamazione dell’indipendenza, la fondazione della Repubblica di Cipro, senza l’unione alla Grecia come auspicato dall’EOKA e dalla stragrande maggioranza dei ciprioti. La Gran Bretagna mantenne inoltre due basi aeronavali, considerate “territorio sovrano” del Regno Unito. La Costituzione della neonata repubblica, elaborata dalle tre potenze, considerate “garanti”, previde la spartizione del potere politico tra le due comunità, con il presidente appartenente a quella greco-cipriota e il vicepresidente alla minoranza turco-cipriota, con riconosciuto il diritto di veto a entrambe. Sul campo militare erano autorizzati a stazionare un contingente greco di 950 uomini ed uno turco forte di 650 uomini, entrambi forze stay-behind della NATO.
La crisi di Cipro riesplose nel 1963, in seguito agli scontri nell’isola tra le due comunità, per le difficoltà a portare avanti in forma concordata la vita amministrativa. Fu creato un clima di terrore da parte di un gruppo armato ultranazionalista, chiamato Movimento di Resistenza Turco (TMT)[5] per dimostrare che la convivenza era impossibile e che era necessario dividere l’isola. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU sconfessò tali posizioni, ribadendo la legittimità della Repubblica di Cipro, anche senza il concorso della minoranza turca ed inviò una missione militare di pace (UNFICYP) che si installò nell’isola nel 1964.
La crisi alimentò il contrasto storico tra Grecia e Turchia, due paesi formalmente alleati, con il rischio di mettere in crisi il fianco sud della NATO e pertanto nel 1964 il segretario di Stato USA Dean Acheson mise a punto una risoluzione che prevedeva il diritto all’unione (enosis) della neonata repubblica con la madre patria greca e la concessione di una base militare alla Turchia, senza specificare né l’estensione, né lo stato giuridico, né la durata della sua permanenza.
Il piano venne respinto da Ankara, dall’arcivescovo Makarios e da Andreas Papandreou, allora leader di una forte corrente di centrosinistra all’interno dell’Unione di Centro e molto influente presso l’organizzazione giovanile, mentre fu ben visto dal premier greco Georgios Papandreu e dall’opposizione di destra.
Il 18 maggio 1964 scoppiò uno scandalo, tramite il giornale di Larissa, su una presunta cospirazione all’interno dell’esercito, denominata ASPIDA, ispirata dallo stesso Andreas Papandreou, e guidata dal capitano Aristidis Bouloukos, uno dei protagonisti della lotta anticoloniale cipriota, scoperta da Georgios Grivas, a quel tempo comandante della Guardia Nazionale cipriota, militante nel passato con Bouloukos nella stessa Organizzazione X. Grivas si decise a denunciare la cospirazione dopo un incontro segreto con il colonnello Georgios Papadopulos, volato appositamente a Cipro.
La Giunta militare, al governo in Grecia dopo il colpo di Stato del 21 aprile 1967, per risolvere il contenzioso con la Turchia, rispolverò il piano Acheson, trovando in Makarios III un serio ostacolo per la sua realizzazione e una scarsa interlocuzione con il premier turco Suleyman Demirel, interessato essenzialmente al ritiro del contingente greco, inviato segretamente nell’isola, per avere mano libera per una possibile soluzione militare. Le dimissioni se non addirittura l’eliminazione dell’arcivescovo divenne la priorità dei Colonnelli greci, che inizialmente scatenarono una furibonda campagna stampa contro Makarios III per poi passare ad azioni armate. Nel 1969 con la nascita del Fronte Nazionale Cipriota [6] la giunta militare si dotò di uno strumento in grado di produrre una strategia terroristica a Cipro con il duplice obiettivo di colpire la presenza militare britannica nell’isola ed eliminare l’arcivescovo Makarios. La notte del 12 dicembre 1969, per rappresaglia contro la Gran Bretagna, che aveva avuto un ruolo attivo nella condanna della Grecia nel Consiglio d’Europa, furono compiuti dal Fronte attentati terroristici contro la base militare inglese, che continuarono il giorno dopo fino ad un attacco molto più grave nella base di Akrotiri, compiuto, molto probabilmente con l’aiuto di gruppi speciali militari, inviati nell’isola dalla Giunta militare. L’8 marzo 1970 Il Fronte, sempre con l’aiuto degli incursori greci, comandati dal capitano Dimitris Papaposoulou, attentò alla vita di Makarios, mentre in elicottero si recava nel monastero Macheras. Fu l’attuazione del Piano “Hermes”, elaborato da Georgios Papadopoulos ed affidato al capo della polizia militare Dimitrios Ioannidis. Makarios si salvò miracolosamente e questo fallimento decise anche la fine del Fronte.
Non vennero meno le trame terroristiche della Giunta militare che decise a questo punto di agire indirettamente tramite vecchi militari dell’Organizzazione X, recuperando a questo fine Georgios Grivas, che era tornato in Atene dopo, la sua rottura con Makarios, per l’ostilità dell’arcivescovo nei confronti dell’enosis e per l’appoggio dei comunisti dell’AKEL. Agli inizi del 1972 nacque così l’EOKA Beta, il nuovo gruppo terroristico al servizio del regime di Atene, che si avvalse anche di contatti con la cellula veneta di Ordine Nuovo, riattivando i circuiti che negli anni cinquanta aveva rifornito di armi la vecchia EOKA.
Nei mesi successivi l’EOKA Beta riuscì ad assaltare numerosi commissariati di polizia, ad assassinare un dirigente del partito socialista EDEK e a rapire il ministro della Giustizia Christos Vakis.
Sul piano diplomatico i Colonnelli tentarono in tutti i modi di allertare Washington sul pericolo rappresentato da Makarios III per la Nato, descritto come il principale ostacolo per un accordo tra Grecia e Turchia e come strumento dei comunisti ciprioti e dell’URSS.
L’intensa attività terroristica dell’EOKA Beta e le pressioni sugli USA non riuscì comunque a destabilizzare Makarios, anche perché Grivas non intese sottostare agli ordini di Papadopulos.
Tutto sembrò cambiare con l’avvento alla guida della Giunta militare greca di Dimitrios Ioannidis [7] e la nomina di Henry Kissinger a capo del ministero degli Esteri USA, confermato anche come Consigliere per la Sicurezza nazionale. Entrambi furono contrari ad ogni forma di restauro della democrazia in Grecia ed entrambi lavorarono per il progetto di colpo di Stato contro Makarios per il 15 luglio 1974, dopo che lo stesso Iannidis, prima di diventare l’uomo forte della Giunta militare, aveva progettato un attentato dinamitardo, poi fallito, all’auto dell’arcivescovo diretta al villaggio di Ayos Stergios. Nell’EOKA Beta il fallimento provocò tensioni e malumori, sedati dal subentro a Grivas, morto per cause naturali nel gennaio 1974, del colonnello Nikolaos Dertilis, un fanatico estremista di destra che aveva partecipato attivamente al colpo di Stato del 21 aprile e alla repressione del Politecnico, inviato direttamente nell’isola da Ioannidis per esasperare ancora di più la crisi politica di Cipro. Un tale processo di destabilizzazione non fu approvato da funzionari americani di alto livello che temevano effetti dirompenti sul fianco sud della NATO e cominciarono pressioni, anche contraddittorie, su Iannidis per una soluzione che non prevedesse il sacrificio di Makarios.
Ciò nonostante la mattina del 15 luglio 1974, come da tempo programmato, il contingente greco e uomini dell’EOKA Beta iniziarono a bombardare il palazzo presidenziale a Nicosia, senza poter impedire la fuga di Makarios, che si rifugiò nella città di Pafos, dove protetto dai caschi blu dell’ONU passò la notte, per poi imbarcarsi su un aereo britannico e raggiungere Londra. Nel frattempo aspri combattimenti tra golpisti e militanti di sinistra coinvolsero varie città cipriote, fino al 20 luglio, quando le truppe di Ankara invasero l’isola. Non furono contrastate dalle forze ONU, né dalla diplomazia americana, né dalla mobilitazione generale proclamata dal governo militare greco, che entrò nel panico con una totale disorganizzazione militare, rivelando la totale incapacità del regime di sostenere una guerra contro la Turchia, né a Cipro né in altri fronti, nonostante si fosse sempre caratterizzato per una forte retorica nazionalista.
Nella notte tra il 21 e il 22 luglio la diplomazia USA, tramite l’unico interlocutore disponibile, il capo della marina militare Petros Arapakis, riuscì a trattare un cessate il fuoco, che entrò in vigore alle ore 14 del 22 luglio.
Il 14 agosto le truppe turche ripresero l’avanzata nell’isola, mentre a Ginevra il nuovo governo civile greco cercò di salvare il salvabile ma si scontrò con la determinazione turca ad espellere la maggior parte dei greci nei territori da loro controllati (il 37% dell’intero territorio) e con la piena condivisione di Kissinger del progetto di spartizione di Cipro, preoccupato solo di scongiurare un possibile intervento sovietico a sostegno di Makarios.[8]
A livello istituzionale la presidenza della repubblica cipriota era stata assunta dopo la fuga di Makarios da Nikos Sampson, un terrorista con fama di killer spietato, che in seguito a totale isolamento internazionale si era dimesso e al suo posto era subentrato il 28 luglio Glafkos Clerides, presidente del parlamento.
All’inizio del 1975 Makarios III fece ritorno a Ciro, forte del parere dell’ONU che aveva dichiarato illegittima l’autoproclamata Repubblica Turca di Cipro Nord, riconoscendo il suo governo come l’unico legittimo dell’isola e come presidente riconosciuto a livello internazionale visse fino alla morte, avvenuta il 3 agosto 1977, tentando invano di superare la situazione creatasi per un ricongiungimento dell’isola
(19 marzo 2020)
Fonti:
Nerio Minuzzo, Quando arrivano i colonnelli Rapporto dalla Grecia, Milano, Bompiani, 1970
Dimitri Deliolanes, Colonnelli Il regime militare greco e la strategia del terrore in Italia, Roma, Fandango, 2019.
Wikipedia, Makarios III, 13 marzo 2020.
[1] Dopo la fine della guerriglia antibritannica Georgios Grivas si trasferì da Cipro ad Atene, accolto come un eroe. Ciò nonostante non riuscì ad affermarsi come uomo politico, non riuscendo a farsi eleggere nelle elezioni del 1946 e 1950. Nel giugno 1964 fu richiamato dall’arcivescovo Makarios a Cipro per assumere il comando della Guardia Nazionale, le forze armate della neonata Repubblica.
[2] Dopo la proclamazione dell’indipendenza i comunisti di Cipro l’AKEL cambiarono strategia, appoggiando senza riserve il presidente Makarios, fino alla sua morte nel 1977. Grivas, emarginato, abbandonò l’isola.
[3] In rappresentanza della piccola comunità turca dell’isola, pari al 18% della popolazione. Durante i negoziati ripropose il suo vecchio progetto di spartizione dell’isola tra Grecia e Turchia.
[4] Michail Christodulu Muskos, nato nel 1913, a tredici anni intraprese la vita monastica e nel 1938 fu ordinato diacono con il nome di Makarios. Nel 1945 fu ordinato presbitero ad Atene e l’anno successivo partì per un periodo di studi negli USA, dove lo raggiunse l’elezione a vescovo di Cizio, una delle tre sedi vescovili della Chiesa cipriota. Nel 1950 fu eletto arcivescovo, cioè il capo della Chiesa ortodossa di Cipro, con il nome di Makarios III, ma nel contempo divenne anche il leader politico della comunità greco-cipriota. Partecipò ai negoziati tra Ankara e Atene, voluti dal governatore britannico dell’isola, ma sostenitore del principio della autodeterminazione dei popoli e inviso a Londra, fu arrestato ed esiliato nelle isole Seychelles, da dove fu rilasciato l’anno dopo per continuare ad Atene la sua battaglia per l’enosis. Nel 1959 ritornò a Cipro e stravinse le prime elezioni presidenziali e nel 1960, al momento del ritiro dei britannici, divenne ufficialmente Presidente della Repubblica di Cipro.
[5] Il movimento separatista venne creato dallo Stato Maggiore turco che ne pose a capo l’estremista di destra Rauf Denktas, fino al 1958 a capo dell’Ufficio del Prucuratore della Corona britannica che perseguitava i combattenti anticolonialisti. Il 5 agosto 1965 furono assassinati dal TMT i comunisti turco-ciprioti Dervis Kuvasoglu e Insham Ali e costretti all’esilio numerosi turco-ciprioti che non vollero sottostare ai comandi del gruppo terroristico.
[6] Gruppo armato clandestino, nato il 21 marzo 1969, per iniziativa del KYP. Al gruppo aderirono anche stretti collaboratori del Presidente Makarios, convinto che fosse composto di sinceri patrioti, ostili al regime militare., con il compito di difenderlo da complotti esterni e interni. A capo del Fronte fu posto Michalakis Rossidis, a suo tempo militante dell’EOKA mentre la mente dell’organizzazione fu un altro combattente anticoloniale, Christakis Tryfonidis, che agiva in stretto collegamento con il KYP.
[7] Papadopoulos portò avanti in modo cauto un processo di “democratizzazione controllata” del regime, anche con l’inaugurazione del Consiglio Consultivo e la tentata politicizzazione della rivoluzione del 21 aprile, e per questo, nell’agosto 1971, fu messo in minoranza nel Consiglio Rivoluzionario, composto dal nucleo più stretto dei golpisti, da parte della componente più coerentemente fascista del regime. Papadopoulos, nonostante cercasse in seguito di rafforzare il suo potere, fu definitivamente messo da parte con il nuovo colpo di Stato del 25 novembre 1973, guidato dai Dimitris Ioannidis, che utilizzò le stesse forze militari che avevano represso nel sangue la rivolta degli studenti del Politecnico.
[8] Nel 2000 in una visita ad Atene, il presidente Bill Clinton chiese scusa al popolo greco per il sostegno dato dal suo paese alla dittatura militare e il vice segretario di Stato fece lo stesso per il comportamento americano nei confronti di Cipro.
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