Nacque ad Itaca nel 1871, appartenente ad una antica famiglia proveniente dalla vicina Cefalonia. Intraprese la carriera delle armi, combattendo la prima volta nel 1897 contro i turchi in Tessaglia, con il grado di ufficiale. Dopo gli studi in Germania, tornato in Grecia, partecipò attivamente alle guerre balcaniche del 1912-1913 e venne promosso generale. Contrario all’entrata in guerra della Grecia nel primo conflitto mondiale, entrò in conflitto con il primo ministro Eleutherios Venizelos che lo licenziò e che, di nuovo salito al potere nel 1915, dichiarò decaduto il re e proclamò la guerra a fianco degli Alleati. Metaxas seguì il re Costantino I in esilio fino al 1920. Quando venne abolita la monarchia nel 1922, si dimise dall’esercito ed entrò in politica, fondando il Partito dei Liberi Pensatori.
{Nel 1922 era a capo del piccolo partito “Amanti della libertà”} ed espresse compiacimento per la Marcia su Roma, ma incontrò solo nel febbraio 1934 un inviato di Mussolini, esprimendo profonda ammirazione per il duce, senza però dichiararsi un suo seguace, essendo un fervente filomonarchico e un deciso propugnatore della dittatura militare.
Nei mesi precedenti aveva promosso una vasta campagna di stampa per il superamento della partitocrazia e del conflitto tra monarchici e repubblicani con una dittatura al di sopra dei partiti e contro il parlamentarismo.
Nel 1935 fece ritorno in Grecia il re Giorgio II, figlio di Costantino I, dal suo esilio di Londra, grazie al pronunciamento militare del generale di estrema destra Georgios Kondylis, che aveva organizzato un referendum farsa per restaurare la monarchia. Nelle elezioni del 1936 i due blocchi, monarchico e repubblicano, ottennero la quasi parità parlamentare, con una leggera supremazia monarchica grazie alla dissidenza di quattro deputati repubblicani. Nel governo presieduto dall’anziano Konstantinos Demertzis, Metaxas fu nominato ministro della Difesa e quasi subito dopo vicepresidente del Consiglio. Alla morte del premier, un mese dopo, il re lo nominò capo del governo e Metaxas cominciò a governare con decreti legislativi, sospendendo temporaneamente i lavori parlamentari.
Nei primi mesi del 1936 la Grecia fu attraversata da una ondata di scioperi e il 9 maggio 1936 fu represso nel sangue, con undici morti, il grande sciopero dei lavoratori del tabacco. Il premier colse l’occasione per decretare il 4 agosto lo scioglimento del Parlamento e l’assunzione di pieni poteri. Il regime manifestò da subito una intransigente ideologia anticomunista e antiparlamentare, intrisa di retorica nazionalista, comunque fedele alla tradizionale alleanza con la Gran Bretagna. Metaxas creò inoltre a sostegno del regime l’Organizzazione Nazionale della Gioventù (EON) e i Battaglioni del Lavoro e, su imitazione dei nazisti, organizzò nelle principali città greche immensi roghi di libri indesiderati. Per garantirsi una efficace repressione poliziesca fu nominato ministro della Sicurezza Nazionale Konstantinos Maniakis,[1] un ex ufficiale dell’esercito, che, in stretta collaborazione con il capo della Gestapo tedesca, Heinrich Himmler, applicò scrupolosamente, soprattutto nei confronti dei comunisti, classici provvedimenti punitivi, come la somministrazione di olio di ricino, la tortura e il confino, o innovativi, come la “dichiarazione di abiura”. Nel 1939, con la dirigenza comunista quasi totalmente imprigionata, il regime riuscì a costruire una “Direzione provvisoria” del partito, composta da ex comunisti diventati collaborazionisti e da uomini delle forze di sicurezza, gettando nello scompiglio e nello sgomento i piccoli gruppi dispersi e senza ormai una vera direzione. Furono colpite circa 97.000 persone di cui 1.310 erano dirigenti comunisti, condannati a pene severissime e quasi tutti consegnati nell’aprile 1941 agli occupanti tedeschi.
Al momento dell’invasione italiana del 28 ottobre 1940, Metaxas respinse l’ultimatum di Ciano, per rispettare gli impegni assunti con la Corona e con la Gran Bretagna, ma fu sopravanzato dall’ondata di nazionalismo che si diffuse in Grecia e che trasformò la guerra ai confini con l’Albania in una guerra di popolo e di resistenza, fino a ricacciare gli italiani in Albania, di cui i greci occuparono anche la parte meridionale.
Ioannis Metaxas morì ad Atene di setticemia il 29 gennaio 1941, poco prima dell’invasione tedesca e fu sostituito da Alexandros Korizis.
(20 marzo 2020)
Fonti:
Dimitri Deliolianes, Colonnelli Il regime militare greco e la strategia del terrore in Italia, Roma, Fandango, 2019
Wikipedia, Ioannis Metaxas, 5 marzo 2020
Note:
[1] Dopo la morte di Metaxas seguì il re al Cairo, ma non gradito ai britannici, trovò rifugio nell’Argentina di Peròn. Tornò in Grecia alla fine della Guerra civile per fondare il Partito dei Principi di Ioannis Metaxas e nel 1951 si presentò alle elezioni riuscendo ad eleggere un unico deputato. Nelle elezioni del 1955 collaborò con la destra parlamentare e nel 1956 aderì all’ERE, con cui venne eletto nel 1958, 1961 e 1964, imponendosi come tutore e guida non tanto occulta dell’estrema destra greca.
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