7 novembre 2020 Vittoria o sconfitta?

Ha vinto Joe Biden o ha perso Donald Trump? Molto probabilmente sono valide entrambi le ipotesi. Ma la domanda è legittima, anche per capire quale sarà l’evoluzione o l’involuzione del panorama politico statunitense nei prossimi mesi se non anni.
Se Joe Biden ha conquistato matematicamente più voti dell’avversario ed
ha la maggioranza dei “grandi elettori” per essere confermato presidente, non ha certo conquistato la stragrande maggioranza degli elettori, anche se sembra essere il candidato più votato della storia USA. Non ha comunque guidato una”Onda Blu” che, secondo i pronostici, avrebbe travolto il trumpismo, che si rivela essere vivo e vegeto, largamente ancorato alle zone rurali e alla “working class” del Middle West. La stessa grande partecipazione al voto (circa 160 milioni di cittadini, il 67% degli aventi diritto) ha premiato entrambi gli schieramenti, entrambi mobilitati in massa, tanto che Trump ha chiuso il suo mandato con lo stesso livello di consensi con cui aveva iniziato. Il suo stile aggressivo, irruento, offensivo, politicamente non corretto, non sembra averlo premiato nell’elettorato colto, istruito, informato, urbano, ma ha funzionato e funziona nella sua ancora grande, anche se oggi minoritaria, base elettorale, che ne apprezza la spregiudicatezza politica e il suo dichiararsi contro l’odiato establishment.
Il suo asserragliarsi alla Casa Bianca, il suo denunciare brogli e complotti, il suo affermare di aver vinto nonostante l’evidenza, non sono l’espressione della disperazione quanto la piena continuità con una politica selvaggia, negazionista, suprematista, l’unica compatibile con il personaggio e con la sua famiglia, pronta a raccoglierne l’eredità. Trump si fa forte inoltre di rapporti parlamentari ancora a suo favore nel Senato e cresciuti nella Camera.
Per Biden sarà dura essere il presidente di tutti gli statunitensi, forse dovrà accontentarsi di esserlo per le donne, per le minoranze nere e ispaniche, per una intellighenzia tra le più raffinate del pianeta, per i migliori professionisti dell’informazione e della comunicazione, per una scienza d’avanguardia. E non è cosa da poco.

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