20 giugno 2020 L’orgoglio degli italiani

Uno stato non è tale solo perché ha una bandiera, un inno nazionale, un capo più o meno eletto democraticamente, un riconoscimento diplomatico esteso e dei confini amministrativi, ma soprattutto perché garantisce il pieno riconoscimento e la tutela dei diritti fondamentali dei propri cittadini. Questo riconoscimento deve avvenire indipendentemente dal Prodotto Interno Lordo, perché se non dispone delle risorse necessarie alla garanzia dei diritti, non è una entità statuale legittima e accettabile, nonostante proclami una sovranità territoriale, disponga di un esercito in armi per difenderlo, rivendichi una produzione nazionale di beni e ostenti una simbologia identitaria.
Il diritto alla salute, all’istruzione, all’informazione, al lavoro, alla mobilità, alla inviolabilità della persona vanno garantiti a tutti e comunque, destinando ad essi le risorse indispensabili ed apparati istituzionali che li tuteli. Se non è possibile, per la mancanza di risorse e per l’assenza di una organizzazione specifica, lo stato non esiste, al massimo è un protettorato, privo di effettiva sovranità, o uno stato fantoccio, in cui la cosa pubblica è poca cosa, un ostacolo ad investimenti e speculazioni di altri, alla libera iniziativa di finanzieri e faccendieri, ben tutelati e protetti da un ordine internazionale che intende prescindere da diritti, soprattutto se universali. Ma soprattutto è privo di una identità certa e di un diffuso senso di appartenenza, non essendo né certa né diffusa la consapevolezza di poter usufruire di servizi pubblici, senza pietirli né acquisirli subdolamente.
L’orgoglio degli italiani non risiede tanto nel tricolore o nell’inno di Mameli, nelle Frecce Tricolori o nella sfilata del 2 giugno, quanto nella professionalità degli operatori socio sanitari, nella competenza degli insegnanti, nell’efficacia della solidarietà pubblica e privata, nell’autorevolezza delle istituzioni, nella certezza dei diritti.
Quest’orgoglio va alimentato, supportando il Servizio Sanitario Nazionale, la scuola pubblica, l’Università statale, l’informazione radiotelevisiva pubblica, la rete del Terzo Settore, il Trasporto Pubblico Locale, l’ordine pubblico, rafforzando le assemblee elettive e gli organismi rappresentativi, difendendo autonomia e pluralità dei poteri, garantendo servizi universali e non assistenza temporanea e contingente.
Anche degli imprenditori gli italiani possono essere orgogliosi, ma di quelli che rischiano capitali e posizioni sociali, che contribuiscono alla ridistribuzione della ricchezza, che investono in ricerca e innovazione, che favoriscono occupazioni e retribuzioni, lontani da speculazioni puramente finanziarie.
Così si può essere orgogliosi del Made in Italy, ma non perché è fatto in Italia o con prodotti puramente italiani, ma perché è funzionale allo sviluppo sostenibile del paese, senza per questo essere autarchico o esclusivo, nel senso letterale del termine, che cioè non escluda il contributo e il concorso di altre culture.
Altrimenti anziché essere orgogliosi gli italiani possono essere contenti di esserlo, per le ricchezze storiche e culturali, per i saperi diffusi, per le testimonianze di un incredibile passato, per le tante scoperte e le geniali invenzioni.
Ma anche e solo per essere contenti c’è la necessità della tutela e del supporto di tutto questo.

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