5 febbraio 2020 Nazionalismo,no grazie

Mentre nel mondo cosiddetto occidentale la marea montante dei nazionalismi, oggi impropriamente chiamati sovranismi, sembra dilagare, soprattutto grazie ad un forte consenso popolare, in altre parti del mondo interi stati collassano, nazioni vengono negate e intere comunità si disgregano.
Così mentre scompaiono dalla geografia politica Libia, Siria ed Iraq, palestinesi, kurdi e saharawi (per citare i più noti) vedono negato il loro diritto ad uno stato autonomo e si intensifica l’esodo di massa da paesi diventati inabitabili per guerre, persecuzioni e cambiamenti climatici.
Mentre in pochi paesi i nazionalismi locali danno priorità di cittadinanza ad etnie meticce e razze fasulle e riconoscono l’accesso a servizi pubblici a nazionalità riconoscibili solo sul piano amministrativo, considerando sacri e intoccabili i confini tra stati, in altre terre del globo gli stessi diventano oltre che inesistenti, inutili a garantire identità e appartenenze.
La proposta nazionalista dei governi occidentali diventa così non solo poco credibile in Medio Oriente, Africa e America Latina, ma è anche altamente divisiva negli stessi paesi occidentali, minando la credibilità delle istituzioni e minacciando la stessa compattezza statuale. La Brexit, largamente votata in Inghilterra, è fortemente osteggiata in Scozia, e per niente condivisa in Irlanda del Nord e Galles, minacciando lo stesso Regno Unito. Lo stesso Donald Trump è bel lontano (né questo sembra rientrare nei suoi desideri) dall’essere il presidente di tutti gli statunitensi e gli altri uomini forti al governo di Russia e Turchia mantengono il potere anche grazie ad una forte repressione politica e a un controllo ferreo della informazione e della comunicazione. Il gigante cinese è attraversato da una sindrome che per ora è solo sanitaria, ma ben presto sarà economica, finanziaria e politica e che sarà difficile contenere entro i suoi confini asiatici.
Il mondo, piaccia o no, è largamente globalizzato e questo riguarda tutte le manifestazioni dell’agire umano e pensare di ingabbiarle dentro confini amministrativi di grandi e piccole patrie è non solo illusorio, ma anche pericoloso. Basta pensare che i nazionalismi del secolo scorso hanno portato a ben tre guerre mondiali (contando anche la guerra fredda). E se quei conflitti hanno riguardato direttamente l’Europa e il Pacifico, oggi sarebbe difficile risparmiare ogni angolo del pianeta, ormai strettamente interconnesso e interdipendente.

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