Mentre nel mondo cosiddetto occidentale la marea montante
dei nazionalismi, oggi impropriamente chiamati sovranismi, sembra dilagare,
soprattutto grazie ad un forte consenso popolare, in altre parti del mondo
interi stati collassano, nazioni vengono negate e intere comunità si
disgregano.
Così mentre scompaiono dalla geografia politica Libia, Siria ed Iraq,
palestinesi, kurdi e saharawi (per citare i più noti) vedono negato il loro
diritto ad uno stato autonomo e si intensifica l’esodo di massa da paesi diventati
inabitabili per guerre, persecuzioni e cambiamenti climatici.
Mentre in pochi paesi i nazionalismi locali danno priorità di cittadinanza ad
etnie meticce e razze fasulle e riconoscono l’accesso a servizi pubblici a
nazionalità riconoscibili solo sul piano amministrativo, considerando sacri e
intoccabili i confini tra stati, in altre terre del globo gli stessi diventano
oltre che inesistenti, inutili a garantire identità e appartenenze.
La proposta nazionalista dei governi occidentali diventa così non solo poco
credibile in Medio Oriente, Africa e America Latina, ma è anche altamente
divisiva negli stessi paesi occidentali, minando la credibilità delle
istituzioni e minacciando la stessa compattezza statuale. La Brexit, largamente
votata in Inghilterra, è fortemente osteggiata in Scozia, e per niente
condivisa in Irlanda del Nord e Galles, minacciando lo stesso Regno Unito. Lo
stesso Donald Trump è bel lontano (né questo sembra rientrare nei suoi
desideri) dall’essere il presidente di tutti gli statunitensi e gli altri
uomini forti al governo di Russia e Turchia mantengono il potere anche grazie
ad una forte repressione politica e a un controllo ferreo della informazione e
della comunicazione. Il gigante cinese è attraversato da una sindrome che per ora
è solo sanitaria, ma ben presto sarà economica, finanziaria e politica e che
sarà difficile contenere entro i suoi confini asiatici.
Il mondo, piaccia o no, è largamente globalizzato e questo riguarda tutte le
manifestazioni dell’agire umano e pensare di ingabbiarle dentro confini
amministrativi di grandi e piccole patrie è non solo illusorio, ma anche
pericoloso. Basta pensare che i nazionalismi del secolo scorso hanno portato a
ben tre guerre mondiali (contando anche la guerra fredda). E se quei conflitti
hanno riguardato direttamente l’Europa e il Pacifico, oggi sarebbe difficile
risparmiare ogni angolo del pianeta, ormai strettamente interconnesso e
interdipendente.
Un’analisi agghiacciante ma evidente. Agire dal basso, c’è tempo?