Il ricorso alle urne è sempre legittimo, qualora prima delle scadenze istituzionali non sia possibile il formarsi di una maggioranza parlamentare. In questo caso le elezioni sono e devono essere considerate un fatto eccezionale, una soluzione straordinaria, una ultima ratio, a meno che, alla ricerca di un possibile plebiscito a suo favore, una forza politica le consideri la sola soluzione possibile, considerata ordinaria e naturale, a cui si è preparata quotidianamente, con una perenne campagna elettorale, esasperando i toni e drammatizzando gli eventi. Il corpo elettorale, richiamato come unico e legittimo protagonista, è così sottoposto a continue sollecitazioni, fino all’esasperazione, che lo porta a contrapporsi alle istituzioni, considerate come il luogo del “poltronismo”, cioè della conservazione di privilegi e favoritismi.
E’ una concezione della democrazia che esalta solo l’aspetto elettorale, con il popolo che decide maggioranze, alleanze e relativi poteri esecutivi, senza che altre istituzioni, addirittura invise se dotate di forti poteri, garantiscano bilanciamenti e contenimenti. Il voto è così ricercato per avere la conferma di sondaggi e previsioni elettorali, non per garantire un diritto costituzionale e poter individuare bisogni e aspettative, ma per strappare, in forma anche seduttiva, un mandato plebiscitario che assicuri pieni poteri alla forza politica vittoriosa. Il Parlamento, come altre assemblee elettive, esce di scena, ridimensionato nel suo ruolo di rappresentanza e di indirizzo politico.
Invece oggi, in piena crisi di governo, il Parlamento è al centro di ogni decisione e di ogni possibile sviluppo. Lo è nel diritto e nei fatti. Sono infatti i deputati e i senatori a garantire la fine o il prosieguo della legislatura e lo devono fare senza tatticismi e ambiguità.
Non a caso la centralità del Parlamento è uno dei punti su cui dovrebbe aprirsi una trattativa tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, in piena discontinuità con la vocazione plebiscitaria della Lega di Salvini. E sempre non a caso è stato l’ex premier Conte ad aver voluto “parlamentarizzare” la crisi di governo, togliendola dalle ombre dei ricatti e degli inciuci, possibili solo lontano dalle aule parlamentari.
O possibili anche in quelle stesse aule?
Premetto che sono l’ultima persona che può affrontare certi argomenti perché sono sempre rimasta al di fuori della politica, per ignoranza. Da cittadina italiana, però, dotata di un minimo di cervello ma da tanta curiosità, mi viene spontaneo domandarmi perché Salvini ha aspettato per avviare la crisi è non lo ha fatto,invece, all’indomani dell’esito della elezioni europee quando ha visto il largo consenso di cui godeva da parte degli elettori. Tutto ciò mi !legittima a pensare che sotto ci sia qualcosa, anche perché non credo fosse inconsapevole del fatto che !e elezioni anticipate erano l’ultima soluzione alla crisi di governo. È allora è lecito pensare che stiamo assistendo ad un poco divertente spettacolo di marionette che si muovono, parlano, gesticolano ma non pensano perché sono prive di cervello. Da anni queste marionette ci stanno governando perché uomini politici di spessore non ce ne sono più, quegli uomini politici che pensavano solo al bene dello Stato e non solamente ad insultarsi l’un l’altro per scaricarsi le colpe di aver condotto l’Italia nel baratro. Non so come andrà a finire ma certo è, secondo me, che comunque vada sara un ulteriore insuccesso.