Mr Quirke anatomopatologo e l’ispettore Hackett della polizia di Dublino

Le sue dimensioni eccessive erano sempre state un fardello per lui. Fin da ragazzino aveva avuto una struttura da armadio, e questo aveva costituito una naturale sfida per i duri dell’orfanatrofio, poi per i bulli della scuola, e infine per i tipi muscolosi durante i balli e per gli ubriachi dei pub all’ora di chiusura.
Dove è sempre notte, Guanda, 2007, pag. 112

“Com’era essere orfano?”
“Terribile” rispose Quirke.
Dove è sempre notte, Guanda, 2007, pag.54

Tutto il suo più remoto passato da orfano era così: un’assenza ricca di implicazioni, un vuoto risonante.
Dove è sempre notte, Guanda, 2007, pag.65

Quirke era sensibile all’atmosfera delle vecchie case. Era una reminiscenza istintiva della Carricklea Industrial School, il riformatorio della costa occidentale dell’Irlanda dove aveva trascorso l’infanzia, che si portava appresso sepolta nel profondo. Ricordava i suoni, il rumore sordo dei tacchi sui pavimenti lucidi, gli echi vuoti di porte che si chiudevano in lontananza, i sussurri nel buio.
False piste, La Biblioteca di Repubblica.L’Espresso, 2017, pag. 296

Indossava il suo abito doppiopetto nero, come sempre: doveva averne tre o quattro, di quegli abiti, tutti identici, pensò l’ispettore. Cominciava ad assomigliare a un impresario di pompe funebri: un rischio professionale, forse, per un anatomopatologo.
False piste, La Biblioteca di Repubblica-L’Espresso, 2017, pag. 49

Nel reparto di anatomia patologica era sempre notte.Questa era una delle cose del suo lavoro che piacevano a Quirke.
Dove è sempre notte, Guanda, 2007, pag.110

Dal fondo di un cassetto dell’archivio Quirke tirò fuori una bottiglia di whisky e ne versò un pò in un bicchiere senza stelo. Era un rituale che aveva istituito nel corso degli anni, la bevuta post-dissezione. Ormai quella piccola cerimonia aveva assunto un pò la solenne atmosfera di una veglia funebre.
Dove è sempre notte, Guanda, 2007, pag. 113

Quirke sospirò con aria afflitta e smosse la ghiaia con la punta della scarpa.
“Non mi sorprenderebbe se andasse così” disse “Se finissi anche stavolta nei guai, cioè”.

Un favore personale, Guanda,2008, pag. 46

Hackett. L’ispettore Hackett. Corporatura robusta, spalle larghe, movimenti lenti, occhi allegramente vigili.
Dove è sempre notte, Guanda, 2007, pag.93

L’ispettore Hackett aveva la sua solita espressione di moderata allegria ed entrò furtivamente nella stanza come un frequentatore di teatri che arrivasse in ritardo a una farsa. Era grosso come Quirke, ma una quindicina di centimetri più basso, eppure questo non sembrava disturbarlo affatto.
Dove è sempre notte, Guanda, 2007, pag. 113

Hackett scese a salutarlo. Era in maniche di camicia e portava larghe bretelle; Quirke riconobbe i voluminosi calzoni blu, consumati sul sedere e sulle ginocchia, che costituivano la metà di quello che doveva essere l’unico completo che possedeva. Il faccione quadrato, con quella bocca sottile e gli occhi vigili, era lucido, soprattutto sulle guance e sul mento. I capelli neri, impomatati e tirati all’indietro, formavano una specie di cresta, come quella di un rapace. Quirke non era sicuro di averlo mai visto senza cappello. Non si parlavano da due anni, e Quirke rimase sorpreso nello scoprire quanto gli facesse piacere rivedere quel volpone dalla testa quadrata, la bocca di una carpa, i pantaloni lisi e tutto il resto.
Un favore personale, Guanda, 2008, pp. 49-50

Non si poteva certo dire che l’ispettore Hackett fosse il più accanito degli investigatori. Preferiva una vita tranquilla, e non ne faceva mistero. Aveva il suo giardino – un orto, più che altro, anche se Mrs Hackett, che di nome faceva May, una donnina fragile, lo assillava in continuazione per fargli mettere più fiori.
Un favore personale, Guanda, 2008, pag. 137

Quirke fu colpito, e non per la prima volta, dal pensiero che lui e l’ispettore non avevano nient’altro di cui parlare al di là di morti e autopsie, crimini e criminali, omicidi e moventi. Che cosa sapevano delle rispettive vite? Quasi niente. Eppure ormai avevano anni di storia in comune.
False piste, La Biblioteca di Repubblica-L’Espresso, 2017, pag. 51

Autore:

John Banville

Nasce nel 1945 a Wexford, in Irlanda, da una famiglia di umili condizioni. Dopo aver frequentato le scuole secondarie lavora come impiegato presso l’Aer Lingus. Dopo due anni vissuti negli USA, tornato in Irlanda, è giornalista presso l’Irish Press e l’Irish Times, per poi dedicarsi alla scrittura. Pubblica il suo primo libro nel 1970. Si firma anche con lo pseudonimo di Benjamin Black.

Opere consultate:

Christine Falls, 2006 (Dove è sempre notte, Guanda, 2007)

The Silver Swan, 2007 (Un favore personale, Guanda, 2008)

Vengeance, 2012 (False piste, La Biblioteca di Repubblica – L’Espresso, 2017)

 

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