23 gennaio 2018 Una scommessa

La politica, spesso, non si è limitata a dare voce alle domande sociali, ma le ha  interpretate, dirette, trasformate, alla ricerca non del mero dominio o della pura sopraffazione ma dell’egemonia, intesa come capacità di ottenere la direzione intellettuale e morale dei processi politici, sociali e culturali. Ne sono stati strumento i partiti politici strutturati e legittimati, veri intellettuali collettivi, che elaboravano strategie complessive e organizzavano il confronto politico pubblico in base alle loro diverse visioni del mondo.

Venuti meno i partiti, divenuti meri strumenti a disposizione di un capo, persa la capacità di mediazione e integrazione, le nuove formazioni puntano ormai al dominio, rappresentato dalla conquista del potere, alla vittoria tattica, alla pratica di accordi improvvisati e opachi, definibili non a caso come “inciuci”, privi ormai di ogni dimensione strategica, se non storica.

E’ la politica di oggi.

La conseguenza più visibile ed eclatante è stata che una parte consistente degli elettori (soprattutto di sinistra) non vota più o guarda verso movimenti che sembrano in grado di raccogliere un voto di rancore sociale e di vendetta nei confronti di un ceto politico, definito in vari modi (casta, establishment, élite) e ritenuto, nel suo insieme, responsabile della crisi e della disuguaglianza crescente. Esprime in questo modo, o con l’astensionismo, o con un voto di protesta, una rivolta contro il grado di impotenza cui è giunta la nostra democrazia rappresentativa, incapace ormai non solo di dare voce a gruppi e classi sociali, ma di cambiare un solo frammento della loro vita.

Una forza politica nuova, che nasce in questa fase storica, o si allinea a questo midstream, ritagliandosi spazi e intessendo alleanze con chi dichiara, non sempre praticandole, presunte affinità o si pone l’obiettivo di ridisegnare la relazione tra società civile e politica, ricomponendone metodo e merito. Metodo di fare politica, in senso partecipato, collettivo, tollerante, garantista, rispettoso delle diversità. Merito dell’azione politica, nel senso di contrastare la deriva di questi ultimi decenni rappresentata dalla diminuzione delle conquiste storiche del welfare, la resa sempre più flessibile e precaria del lavoro, la riduzione dell’accesso alle prestazioni sanitarie, la privatizzazione dei servizi, l’accesso sempre più costoso agli studi universitari, l’aumento delle disuguaglianze sociali.

Non sono poche le formazioni politiche nate da poco, sia a destra che a sinistra che al centro dello schieramento partitico. Per molte è stata la contingenza elettorale a determinare la loro nascita, per altre è stata la logica conclusione di un percorso avviato da tempo, anche travagliato, contraddittorio, a volte non pienamente comprensibile.

E’ il caso di Liberi e Uguali, la più consistente e la più emblematica tra le neonate formazioni politiche, sicuramente la più ambiziosa. E’ quella che merita attenzione, rispetto, simpatia e, forse, fiducia, se non altro per aver mandato un segnale di discontinuità, soprattutto grazie alla figura del suo leader, del cui spessore morale e intellettuale è difficile dubitare, e che per di più non sembra un capo cui sottomettersi.

E’ un segnale sufficiente in campagna elettorale, dove sono in campo capi politici inibiti e ineleggibili per via giudiziaria, candidati sprezzanti di qualsiasi competenza governativa, profeti di miracoli finanziari ed economici, professori di razzismo, professionisti dell’antipolitica, corruttori e corrotti.

Non lo sarà nel dopo elezioni, in una fase che sarà probabilmente ancora di transizione se non di crisi strutturale, condizionata da una legge elettorale pastrocchiata e inefficace, dove la crisi sociale si acuirà, in termini di precarietà sul lavoro, disoccupazione giovanile e povertà.

Solo allora si potranno formulare domande e interrogativi a Liberi e Uguali sulla loro natura e sui loro intenti, ammessa una loro presenza significativa in Parlamento e nella scena politica: una forza politica “derenzizzata”, chiaramente connotata a sinistra, outsider nel sistema politico e sociale esistente, di fatto espressione di una sinistra più politica che sociale, ispirata alla punta più avanzata della socialdemocrazia europea, come Jeremy Corby, e del radicalismo liberal statunitense come Bernie Sanders, e/o un altro polo, una sinistra alternativa che possa promuovere una svolta radicale e che punti al protagonismo del pubblico negli investimenti e nella creazione di posti di lavoro; al ripristino delle tutele fondamentali del lavoro; alla progressività fiscale; alla messa in sicurezza del territorio; all’ abbandono delle grandi opere; all’ abbattimento delle spese militari; al rilancio della scuola pubblica e del welfare; a politiche di accoglienza serie e responsabili integrate da politiche di inclusione e integrazione.

E’ una cambiale in bianco, una scommessa, ma sembra l’unica strada credibile.

2 Commenti

  1. Forse è troppo tardi per recuperare chi, una volta di sinistra, ha visto ridursi o scamparire i propri diritti ed aumentare i privilegi delle classi dominanti, compresa la casta dei politici. Spero possano attirare qualche astensione, ma chi ha scelto da tempo il M5S, continuerà a votarlo, almeno per questi ottimi motivi:
    1)-si definiscono portavoci e non onorevoli, favorendo concretamente il passaggio da una ormai fallimentare democrazia rappresentativa, ad una democrazia diretta (portale Rousseau)
    2)-rinunciano ai rimborsi elettorali e si autoriducono gli stipendi (vicenda vitalizi illuminante)
    3)-si assumono la responsabilità di gestire situazioni fallimentari come quelle di Roma e del Municipio di cui fa parte Ostia, create dai cosidetti “governanti competenti”
    4)-non tradiscono il programma che hanno votato gli iscritti
    5)-pongono al centro della loro azione la salvaguardia dei beni comuni, i cui più importanti sono aria, acqua e terra……
    6)-non rubano……
    7)-ecc…….

  2. Caro Marcello, la tua analisi come al solito è perfetta e condivisibile; circa la “scommessa” ti invito a guardare il commento di Marco Travaglio: Grasso sei un furbo e relativa reazione di Grasso.
    Con infinita stima
    Paolo Fiaschini

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