Milano fine anno 2017

DENTRO CARAVAGGIO

Mostra a Palazzo Reale

30 dicembre 2017

 

RIPOSO DURANTE LA FUGA IN EGITTO

Faccio una magia. Rifiuto la lettura dell’intrusione profana dell’angelo a rompere la tranquillità della scena con la sacra famiglia.

Accetto pienamente quella figura, le tolgo le ali che sembrano una protesi malamente attaccata e i veli che coprono le nudità del giovane, che è, a tutti gli effetti, un bellissimo musicista, che legge le note su uno spartito retto da un vecchio attento e diligente, forse reso tale da una lunga sorsata di vino presa dal fiasco ai suoi piedi, che sono intrecciati, a conferma del suo rilassamento servizievole. La musica è talmente dolce da far addormentare la giovane donna dai capelli rossi e il paffuto bambinello, che lei sorregge in grembo passivamente, sicuramente dopo averlo allattato. La donna non ha il capo velato, come fosse una donna libera, nel pieno senso della parola.

Chi sembra più incuriosito che affascinato dalla musica è l’asino, di cui si intravede sullo sfondo, più che il massiccio corpo scuro, un occhio attento.

Il resto è una ricchissima scenografia, descritta come ravvicinata e palpabile, sia che si tratti di un sasso, di foglie, di rami e di un tramonto lontano, niente in grado di rompere l’incanto della musica, il vero elemento sacro della tela. Musica comunque terrena, perché lo spartito ripropone Quam pulchra es del franco-fiammingo Noel Bauldewijn. E’ un mottetto che riprende alcuni versetti del Cantico dei Cantici, riferiti al dialogo tra lo Sposo e la Sposa, ricco di allusioni tutte profane: “il tuo capo è simile al Monte Carmelo, il tuo collo a una torre eburnea” e “Vieni, o mio diletto, usciamo nei campi, vediamo se i fiori hanno generato i frutti, se sono fioriti i melograni. Là ti darò il mio seno”.

MADDALENA  

Ritorna la donna del Riposo durante la fuga in Egitto. Anche in questo caso è addormentata, a capo scoperto, i capelli rossi. La posa invece è sensuale. Il collo, luminosissimo, è scoperto, come quasi tutta la spalla, tra i capelli sciolti spicca l’orecchio nudo e la bocca è leggermente aperta, a favorire il respiro di un corpo che appare spossato da un recente avvenimento, che apparentemente ha a che fare con i monili e le perle abbandonate in basso, e che sicuramente ornavano lo splendido collo, in pendant con il ricchissimo vestito di broccato. Tutto denota una cortigiana. Che sia la Maddalena e che sia pentita del suo mestiere di peccatrice è affidato alla iconografia ufficiale, alla volontà dei committenti, alle certezze dei critici.

FLAGELLAZIONE

 La colonna del supplizio è una debolissima macchia di luce sullo sfondo nerissimo, mentre sono i corpi del condannato e dei suoi carnefici a garantire l’evidenza plastica dei volumi. Il corpo del Cristo, piegato e torto, sembra sul punto di crollare, ma è in piedi, retto paradossalmente dalla violenza dei suoi aguzzini, uno dei quali lo sorregge sogghignando, mentre un altro lo lega alla colonna, e si fa forza puntando saldamente un piede a terra e l’altro piede sulla gamba del Cristo. Il terzo, intento a preparare il flagello, ha il volto in ombra, mentre sono illuminati i muscoli e le mani, occupate in questa triste incombenza. E’ la rappresentazione di una sopraffazione, una tragedia sempre attuale.

MADONNA DI LORETO

Questa volta la Vergine Maria non è in volo con la sua casa trasportata dagli angeli a Loreto, ma è sulla soglia di una modesta abitazione, compiaciuta dall’adorazione di due pellegrini, altrettanto compiaciuti di poter adorare il paffuto bambinello che la donna tiene in braccio. Che siano pellegrini lo testimoniano i bastoni che entrambi hanno con sé, ma soprattutto i piedi scalzi e sporchi dell’uomo barbuto inginocchiato, mentre, della donna, solo il modesto copricapo rivela la sua misera condizione. Non è detto che vogliano solo adorare, perché quella donna, la cui bellezza è sempre esaltata dal lungo collo scoperto, non sembra, per la posa statuaria e l’abbigliamento essenziale ed elegante, né povera né dimessa. Forse chiedono anche ospitalità o l’elemosina di un pezzo di pane.

SAN GIOVANNI BATTISTA

 E’ pur vero che il ragazzo siede su una pelle di cammello e su un manto rosso, che sono i tradizionali attributi di San Giovanni Battista, cugino di Gesù e compagno della sua fanciullezza. Ha in mano anche la canna in cui è inserito (ma non in questo dipinto) il cartiglio con la scritta Ecce agnus Dei, l’annuncio ufficiale della comparsa del Messia sulla terra. Di fatto sembra un pastorello, con accanto, in penombra, un ariete, non l’agnello sacrificale, anche se il becco doveva subire la stessa tragica sorte e le corna possono essere viste come un simbolo della croce. Ma perché guarda dritto davanti a sé, imbronciato, la bocca piegata in basso in una espressione di sdegno? Non sembra felice, forse perché questa volta non è chiamato a condividere con Gesù e la Madonna il rituale giocoso dell’autentificazione del Messia. Non sembra né Giovanni né Giovannino, forse perché è solo un ragazzo di strada.

SACRIFICIO DI ISACCO

Il caprone ritorna vicinissimo al volto terrorizzato di Isacco, che vede il coltello affilato del padre ormai pronto a tagliargli la gola. Non vede la mano dell’angelo serrarsi sul polso di Abramo per impedirgli il gesto omicida né vede l’altra mano che indica il caprone come la vera vittima sacrificale. Questo lo vede e lo sa chi guarda il dipinto, non chi è dentro quella rappresentazione, che è istantanea, perché vuole rappresentare un attimo, non l’inizio o la fine di una storia, ma solo un istante di quella storia. E’ una fotografia di un delitto mancato, per trasformarlo in un sacrificio necessario. Ma anche legittimo?

RAGAZZO MORSO DA UN RAMARRO

Qui è difficile se non impossibile sacralizzare il dipinto. Non ci sono né vergini né santi, né salvatori del mondo né predicatori. Ci sono invece forza, energia, sensualità. E c’è l’irruenza della realtà. Ritorna la spalla scoperta, lasciata libera da un camicione bianco, l’unica che si può denudare, sia negli uomini che nelle donne, punto erotico e drammatico nello stesso tempo, più che l’espressione del volto del ragazzo, che sembra più stupito che sofferente, quasi compiaciuto di quello che prova. Infatti la mano sinistra è in una posa leziosa, languida e il fiore tra i folti capelli aggiunge ambiguità. La boccia di cristallo invece è un elemento di incredibile realismo, la sua luminosità è limpida, immobile, certa.

MARTIRIO DI SANT’ORSOLA

Se questo è l’ultimo dipinto del Caravaggio è senz’altro premonitore. Dietro Sant’Orsola che prende atto stupita della freccia mortale che l’ha colpita, allineata con il suo corpo, una testa e un volto si affacciano sulla scena. E’ un armigero, tra i tanti, che partecipa all’evento, accalcandosi intorno ai protagonisti. Ma il volto è quello di Michelangelo Merisi, che assiste alla propria morte.

 

MILANO DA MANGIARE

Spuntino di metà mattina:

Focaccine alle olive o alle melanzane
Panificio di Porta Romana
Corso di Porta Romana

Panzarotti pomodoro e mozzarella
Forneria Luini
Via Santa Radegonda 16

Puntello per il pranzo:

Panino Speciale
Panino Magenta
Birra alla spina
Bar Magenta
Largo Paolo d’Ancona

Merenda pomeridiana:

Caffè e cannoncini alla crema
Bar Pasticceria Panarello
Corso di Porta Romana

Cena:

Solo antipasti, primo e dolce

Gamberetti con fagioli cannellini
Carpaccio di pesce spada affumicato al pepe rosa
Polpo e patate
Totanetti in guazzetto
Gamberetti alla catalana
Baccalà fritto e fiori di zucca fritti ripieni di gamberetti
Spiedino di calamari
Conchiglie di Saint Jacques, cozze e cannoli gratinati
Gamberi alla piastra
Spaghetti alla vongole anche con bottarga
Tagliolini allo scorfano

Vino Argiolas Costamolino

Sorbetto al limone al cucchiaio

Ristorante il Delfino di Marras
Via Gran Sasso, 26

Dopo cena:

Gelato yogurt e fondente
Gelateria di Porta Romana
Corso di Porta Romana

Torta di mousse di cioccolato
Pasticceria Knam
Via Anfossi 12

 

 

 

1 Commento

  1. credo che siamo la prima generazione che va al museo non per passare in rassegna i capolavori ma per volerli apprezzare a ragion veduta. Siamo aiutati d’altra parte da una incredibile fioritura di studi. Paralleli agli studi di scienza e di nuove tecnologie.

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