Rocco Schiavone vicequestore ad Aosta

Rocco Schiavone aveva una sua personalissima scala di valutazione delle rotture di coglioni che la vita insensibilmente gli consegnava ogni giorno. La scala partiva dal sesto grado, ovvero tutto ciò che riguarda i doveri casalinghi. Giri per negozi, idraulici, affitti. Al settimo c’erano invece i centri commerciali, la banca, le poste, i laboratori di analisi, i dottori in generale con un’attenzione particolare ai dentisti, per finire con le cene di lavoro o con parenti, che almeno quelli grazie a Dio se ne stavano a Roma. L’ottavo grado vedeva in primis il parlare in pubblico, poi le pratiche burocratiche di lavoro, il teatro, riferire a questori o magistrati. Al nono i tabacchi chiusi, i bar senza l’Algida, incontrare qualcuno che gli attaccasse delle chiacchiere infinite e sorattutto gli appostamenti con agenti che non si lavavano. Poi per ultimo c’era il decimo grado della scala. Il non plus ultra, la madre di tutte le rotture di coglioni: il caso sul groppone.
Pista nera, La Biblioteca di Repubblica-L’Espresso, Roma, 2015, pp. 16-17

E adesso ti dico il decalogo Schiavone, apri bene le orecchie e metti a memoria. Non si ruba sul luogo di lavoro, non si ruba negli spogliatoi di una palestra, non si ruba ai ragazzini, alle mamme, ai vecchi e si ruba ai ladri, ai corrotti, ai figli di puttana, ai mercenari. Non si ruba alle mignotte, si ruba ai papponi, non si rubano le pensioni, si svaligiano le banche, ammesso che hai i coglioni e sai fare un lavoro pulito. Non si riba al tossico, si ruba al fornitore.Non si ruba il portafoglio del cadavere, ma quello dell’omicida. E soprattutto, quando si ruba, se si vuole rubare, non ci si fa beccare. Come vedi è piuttosto facile.
Fate il vostro gioco, Sellerio, Palermo, 2018, pag.182

Rocco odiava il Natale. Come odiava il Capodanno, la Pasqua e tutte le feste comandate. Odiava anche la sua, di festa, ora che ci pensava, e gli onomastici, le ricorrenze, tutta roba che vivacchiava dal settino all’ottavo grado delle rotture di coglioni.
7-7-2007, Sellerio, Palermo, 2016, pag. 306

Si alzò con uno scatto dal letto e andò a sedersi sulla poltrona per infilare le scarpe: le Clarks, altro tipo di calzature Rocco Schiavone non ne conosceva.
Pista nera, La Biblioteca di Repubblica-L’Espresso, Roma, 2015, pag.19

Rocco temeva la fine dei rapporti. Era il motivo per cui non riusciva a chiudere le porte, i cassetti  e le ante dell’armadio, neanche il tappo del dentifricio. Qualsiasi gesto, per quanto banale, che puzzasse di definitivo, gli metteva ansia. La tavoletta del cesso no, quella non la chiudeva in quanto uomo.
Ah, l’amore l’amore, Sellerio, Palermo, 2020, pag.231

Rocco Schiavone aveva risolto una bella quantità di casi, omicidi, furti, truffe, e sembrava destinato ad una carriera fulgida e soddisfacente. Invece all’improvviso la stella Schiavone era caduta, precipitata con un trasferimento rapido e silenzioso in Val d’Aosta per motivi disciplinari.
Pista nera, La Biblioteca di Repubblica-L’Espresso, Roma, 2015, pag.22

Nei lontani tempi del liceo Rocco aveva letto che un filosofo, forse Hegel, aveva definito il giornale “la preghiera laica del mattino”. Per lui invece la preghiera laica del mattino era rollarsi una canna d’erba che lo rimetteva in pace con la vita e con lo stare lontano da Roma da ormai quattro mesi. E senza la possibilità di tornarci.
Pista nera, La Biblioteca di Repubblica-L’Espresso, Roma, 2015, pag. 46

Da quando ero piccolo ho sempre avuto la sensazione di stare nella camera della morte, hai presente? Quel percorso che fanno fare ai tonni nelle mattanze? Per quanto sia tortuoso, pieno di angoli e svolte, finiscono tutti nella trappola per essere trasformati in scatolette. Ecco, per me è la stessa cosa. Qualsiasi decisione tu prenda nella vita arrivi sempre allo stesso posto, nella scatoletta. Ci illudiamo di fare delle scelte, ma la strada è già segnata e questo non me lo toglie nessuno dalla testa.
Pulvis et umbra, Sellerio, Palermo, 2017, pag. 273

Quei tre ceffi spaparanzati sulle sue sedie, sui suoi lettini prendisole, erano i suoi amici. Da sempre. Da bambini, quando giocavano a calcio in piazza San Cosimato, a Trastevere, e si facevano le seghe spiando nel bagno delle donne del ristorante dalla finestrella di via del Cinque. Avevano diviso tutto. La povertà, il lutto e la gioia, le sigarette e le canne, le ragazze e il matrimonio. Sebastiano era l’orso, lento e rabbioso, rancoroso e peloso. Furio era il ghepardo, rapido, all’erta, vigile, generoso. Brizio era il levriero afgano, bello, con tutti i capelli al posto giusto, leale, fedele e stronzo come pochi.
7-7-2007, Sellerio, Palermo, 2016, pag. 211

Qualsiasi sorpresa per Rocco era una rottura di palle immensa. Buona o cattiva che fosse, perchè la sorpresa era un deragliamento, un ostacolo improvviso davanti alla regolarità della noia esistenziale, un imprevisto che lo costringeva a reagire, a rispondere, a prendere una decisione. E sapeva anche che una sorpresa non arriva mai da sola.
Pulvis et umbra, Sellerio, Palermo, 2017, pag. 26

Non è che Rocco Schiavone fosse un profondo conoscitore dell’animo femminile, ma di quello umano sì. Sapeva leggere gli occhi e i movimenti del corpo. Da come una persona camminava, da uno sguardo, perfino dal modo in cui si aggiustava i capelli a volte traeva qualche conclusione utile.
Pulvis et umbra, Sellerio, Palermo, 2017, pag. 303

Rocco alzò gli occhi al cielo. Sembrava che finalmente le nuvole se ne fossero andate a svernare chissà dove mentre il sole accarezzava le montagne e i pianori, facendo risplendere quella tavolozza meravigliosa. E l’umore di Rocco ne guadagnava. L’aspettava da tempo quello spettacolo, dalla fine di settembre dell’anno prima, quando armi e bagagli era arrivato alla questura di Aosta trasferito per punizione dal commissariato Crostoforo Colombo, nel quartiere EUR della sua città. Erano stati mesi di freddo intenso, di neve, pioggia e gelo che gli erano costati ben dieci paia di Clarks, l’unica calzatura che usava.
Non è stagione, Sellerio, Palermo, 2015, pag. 25

Da un momento all’altro poteva partire la litania nostalgica di Schiavone, e non l’avrebbe retta. Da settembre ne sorbiva anche due al giorno. E il cielo di Roma, e i palazzi di Roma, e gli odori di Roma, e le donne di Roma. Un elenco infinito di meraviglie che la capitale, a detta del vicequestore, mostrava solo a chi le sapeva cogliere.
Era di maggio, Sellerio, Palermo, 2016, pag. 234

Era sempre così. Ogni volta che chiudeva un caso si sentiva sporco, lurido, bisognoso di una doccia o di un viaggio di un paio di giorni. Come fosse lui l’assassino.
Pista nera, La Biblioteca di Repubblica-L’Espresso, Roma, 2015, pag. 202

Quanto pesa mantenere rapporti umani. Ci vuole impegno, applicazione, devi essere disponibile e soprattutto sorridere alla vita. Tutte qualità che Rocco Schiavone non possedeva.
La costola di Adamo, Sellerio, Palermo, 2017, pag.56

Sentì che era bello, per una volta almeno, lasciarsi andare, senza pensare, senza fare resistenze, senza dover rovinare qualsiasi cosa gli succedesse. Aveva salvato una vita, ne aveva un’altra in braccio. Uno volta ogni tanto poteva anche sorridere. E Rocco lo fece alzando la testa al cielo. Dalle nuvole occhieggiava una stella solitaria.
Non è stagione, Sellerio, Palermo, 2015, pag. 296

Era sempre stato così nella vita di Rocco. Le cose che più desiderava erano quelle che non si poteva permettere.
7-7-2007, Sellerio, Palermo, 2016, pag.26

Il problema era sempre lo stesso: Rocco Schiavone prendeva i casi troppo sul personale, li faceva diventare delle sfide private, niente a che fare con la giustizia o con la legge. Ancor meno con qualche remora morale, ammesso che il suo capo ne avesse. L’omicidio, la rapina, lo stupro, diventavano degli affronti che doveva risolvere per difendere il suo ego, affermare in qualche modo di essere ancora vivo.
Fate il vostro gioco, Sellerio, Palermo, 2018, pag. 263

Schiavone scosse la testa, appena un sorriso che formò le righe intorno agli occhi. ” Un pò andrà via, un altro pò resterà appiccicato. Me lo porto dietro. Immaginami rivestito di una scorza di sterco. Ecco, dopo più di vent’anni di questo lavoro, quello sono io.”
Ah l’amore l’amore, Sellerio, Palermo,2020, pag.304

A Rocco fece piacere. Perchè ogni volta che gli esseri umani riscoprivano di essere parte della natura, sapeva che una speranza c’era ancora.
Era di maggio, Sellerio, Palermo, 2016, pag. 233

In questa squadra mobile adottiamo un sistema dispotico e piramidale che vede in cima il capo, cioè io, e giù alla base la bassa manovalanza grigia e silenziosa, cioè voi due. per questa volta  il vostro monarca è stato generoso, la prossima calci in culo e scattare.
Rien ne va plus, Sellerio, Palermo, 2019, pag.54

Autore:

Antonio Manzini. Nasce a Roma nel 1964 e lavora prevalentemente come attore cinematografico e televisivo, cimentandosi anche come regista e sceggiatore. Pubblica diversi racconti e romanzi gialli.

Opere consultate:

Pista nera, La Biblioteca di Repubblica-L’Espresso, Roma, 2015

Non è stagione, Sellerio, Palermo, 2015

Era di maggio, Sellerio, Palermo, 2016

7-7-2007, Sellerio, Palermo, 2016

Pulvis et umbra, Sellerio, Palermo, 2017

La costola di Adamo, Sellerio, Palermo, 2017

Fate il vostro gioco, Sellerio, Palermo, 2018

Rien ne va plus, Sellerio, Palermo, 2019

Ah l’amore l’amore, Sellerio, Palermo, 2020

1 Commento

  1. Belle citazioni per un grande personaggio, con un adattamento televisivo sorprendentemente all’altezza.

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