Il 17 giugno 1944 Adolfo Comodini, detto Comodino, di quarantatre anni, abitante a Prepo, operaio del Feltrificio Purgotti, aveva raccattato un fucile da caccia rotto, gettato in strada, come altri oggetti razziati nelle case e ritenuti ormai inservibili, dalle truppe tedesche in ritirata. Riteneva che, una volta riparato, gli sarebbe tornato utile, anche perché la guerra, gli allarmi, i bombardamenti, le razzie sembravano sul punto di finire, con i tedeschi che stavano abbandonando Perugia e le forze alleate ormai nelle sue immediate vicinanze. Al momento di transitare in Borghetto di Prepo, davanti alla fabbrica dove lavorava, con il fucile in braccio a bella vista, incrociò una moto Zundap tedesca con sidecar, con a bordo il conducente e un ufficiale delle SS. I due militari erano in ritirata e Comodino apparve quello che era: un povero diavolo, con il volto sereno e l’aria innocente, non certo un nemico pericoloso e aggressivo, ma era di fatto un civile armato e, come tale, doveva essere giustiziato sul posto. L’ufficiale nazista, saltato a terra, la pistola in pugno, si rivolse urlando e sbraitando contro Comodino che, gettato in ginocchio, tentò di giustificarsi, mostrando l’arma ormai inservibile e chiedendo pietà. A nulla valsero neanche i tentativi di una vicina di casa, che affacciata alla finestra, cercò sia in inglese che in francese di tradurre le implorazioni di Comodino. La pallottola della pistola del tedesco raggiunse la gola del disgraziato, che ferito gravemente, portato con mezzi di fortuna al Policlinico, lì cessò di vivere.
Sul muro della casa rimase a lungo il buco della pallottola fuoriuscita, ed è ancora visibile, nonostante il nuovo intonaco.
Fonte:
Francesco Porzi, Trovarsi nel posto giusto nel momento sbagliato in Francesco Porzi (a cura di), Il Borghetto di Prepo Perugia di periferia a Sud di Santa Giuliana (Parrocchia SS.Biagio e Savino). Perugia, Porzi editoriali, 2011, pp.65-68
Volevo che la storia raccontata, coinvolgente non finisse in tragedia.