Grazie ad una buona dose di ambizione e frequentando parecchi corsi, Laurenti aveva percorso il lungo e faticoso cammino da semplice agente a commissario ed era diventato capo della polizia criminale di Trieste, grado che comportava più lavoro che considerazione.
A ciascuno la sua morte, Edizioni e/o, 2005, pag. 23
In troppi scherzavano sul fatto che si chiamava come il cieco animaletto la cui specie da millenni popola i corsi d’acqua sotterranei del Carso
Le lunghe ombre della morte, Edizioni e/o, 2006, pag. 72
Laurenti riconosceva i meridionali al primo sguardo. Avevano conservato il ricco linguaggio gestuale della loro terra d’origine, che anche lui aveva appreso nell’infanzia, benché da tempo parlassero sprezzantemente del loro lavoro in stretto dialetto triestino.
I morti del Carso, Edizioni e/o, 2003, pag. 212
Con i vigili urbani Laurenti aveva un rapporto difficile e le armi non gli piacevano granché.
Le lunghe ombre della morte, Edizioni e/o, 2006, pag.263
Due anni prima, il poliziotto italiano dall’intensa vita familiare e l’attraente e nubile procuratrice croata erano entrati in un rapporto percolosamente intimo.
Le lunghe ombre della morte, Edizioni e/o, 2006, pag. 153
Durante i tanti anni di servizio a Trieste, solo di rado c’erano state intromissioni di carattere politico nel suo lavoro. il questore l’aveva sempre protetto, ma vista la nuova situazione politica del paese, Laurenti sapeva benissimo che era meglio non fare affidamento su nessuno.
Morte in lista d’attesa, Edizioni e/o, 2004, pp.173-174
“l’altro è Laurenti, è pericoloso. Fa il finto tonto per trarre in inganno”.
Morte in lista d’attesa, Edizioni e/o, 2004, pag. 187
Si era abituato al fatto che a volte fumavano spinelli in sua presenza, ormai non poteva fare più niente per opporsi. Ma la cocaina non gli andava a genio.
Morte in lista d’attesa, Edizioni e/o, 2004, pag. 213
“Tutti sanno che lei fa uso di metodi piuttosto inusuali. E’ risaputo, non solo a Trieste, ma anche a Roma. Finora in realtà ne hanno parlato solo con rispetto. Ma adesso si trova in una situazione nuova: lei dà fastidio, e cercheranno di liquidarla”.
Morte in lista d’attesa, Edizioni e/o, 2004, pp. 225-226
Laurenti sedeva abbattuto e chiuso in sé stesso in una morbida poltrona dell’ufficio del questore. Non aveva toccato il grosso bicchiere di whisky che il capo gli aveva messo davanti. Tre ore prima aveva sparato a un uomo. Era la seconda volta in venticinque anni di servizio a Trieste.
Morte in lista d’attesa, Edizioni e/o, 2004, pag.350
Laurenti, che di norma quasi neanche sapeva dove si trovasse la sua arma di servizio, quel pomeriggio ne aveva usata una dopo mesi, per l’esattezza dall’ultima volta che aveva seguito il programma obbligatorio al poligono di tiro.però questa volta non gli era pesato. Al contrario. Si sentiva liberato, era la fine di un incubo.
Danza macabra, Edizioni e/o, 2010, pag.350
Autore:
Veit Heinichen
Nasce nel 1957 a Villingen-Schwenningen in Germania e si laurea in economia a Stoccarda. Grazie ad una borsa di studio lavora presso la Direzione Generale della Mercedes-Benz ma interrompe questa carriera per diventare libraio, poi consulente editoriale ed infine direttore della rivista Berlin Verlag fino al 1999. Dal 1997 vive stabilmente a Trieste, città in cui ambienta i suoi romanzi del genere noir.
Opere consultate:
Gib jedem seinen eigenen Tod, 2001 (A ciascuno la sua morte, Edizioni e/o, 2005)
Die Toten vom Karst, 2002 (I morti del Carso, Edizioni e/o, 2003)
Tod auf der Warteliste, 2003 (Morte in lista d’attesa, Edizioni e/o, 2004)
Der Tod wirft lange Schatten, 2005 (Le lunghe ombre della morte, Edizioni e/o, 2006)
Totentanz, 2007 (Danza macabra, Edizioni e/o, 2010)
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