Norberto Melis Commissario di polizia a Milano

L’uomo, non alto , asciutto ma robusto, la corta barba e gli occhi neri, era arrivato qualche minuto prima, con una delle due auto civili. La sua pipa mandava un caldo aroma nel gelo del mattino. “Sono il commissario Melis” si presentò “So che ha già raccontato due volte com’è andata, ma vorrei sentirlo con parole sue, senza leggere i rapporti”.
Il maestro della testa sfondata, Bollati Boringhieri, 2016, pag. 10

Per essere uno che detestava alzarsi presto al mattino, lui aveva proprio sbagliato mestiere. Non che lo rinnegasse, questo no, ma in casi come quello provava una certa invidia per chi poteva mettersi a riposare sotto le coperte, al caldo, e se ti prende l’insonnia, ecco un buon libro sul comodino.
Il maestro della testa sfondata, Bollati Boringhieri, 2016, pag. 12

Lui, per quanto a volte poteva risultare dura come esperienza, amava ancora muoversi, vedere i luoghi, parlare con le persone, assumere consapevolezza del dolore.
Il maestro della testa sfondata, Bollati Boringhieri, 2016, pag.20

Guardi che già mio trisnonno, nel 1848, aveva lasciato Cagliari per venire su is continnentte. Era un magistrato, e accettò di trasferirsi a Torino dopo i moti. Mio bisnonno seguì la corte prima a Firenze, poi a Roma dove nacquero mio nonno e molti anni dopo mio padre, il secondogenito. La mia bisnonna era torinese da generazioni, mia nonna romana. Io sono nato a Genova, e mia madre è di Nervi. A Genova ho fatto le elementari; medie e liceo li ho frequentati a Firenze, e l’università è stata la Statale di Milano.
Il maestro della testa sfondata, Bollati Boringhieri, 2016, pag. 60

Una casa degli anni Trenta nel breve rettifilo razionalista che da largo La Foppa corre verso la torre del Famedio: l’appartamento di Melis era composto da un salotto piuttosto grande, una camera da letto, cucina e bagno. Molta luce, pochi mobili comodi, vecchi quanto la casa. Il tipico appartamento da scapolo che una brava donna a ore tiene in perfetto ordine senza fatica.
Il maestro della testa sfondata, Bollati Boringhieri, 2016, pag. 72

E lui? Era elegante, lui? Giacca di lana blu, camicia azzurro polvere, gilè di morbido daino verde marcio come i pantaloni, cravatta regimental blu  verde marcio e gialla, dello stesso giallo delle scarpe.
L’ora incerta fra il cane e il lupo, Bollati Boringhieri, 2017, pag. 164

Melis odiava la violenza sui deboli, fossero animali, donne, anziani o bambini.
Il maestro della testa sfondata, Bollati Boringhieri, 2016, pag. 221

Non era la prima volta che il commissario si trovava a dover parlare di un omicidio tenendo un calice di vino tra le mani, ma l’effetto era sempre lo stesso: disagio.
Il maestro della testa sfondata, Bollati Boringhieri, 2016, pag. 246

Quando mi riesce di chiudere un caso, e questo è squallido ma neanche troppo sordido, provo un senso di ordine che, non dirò che mi faccia star bene, ma mi dà il senso di un dovere compiuto, di un risarcimento, ancorchè parziale, soluto alla società.
Il maestro della testa sfondata, Bollati Boringhieri, 2016, pag. 333

“Lei, Melis, è di quelli che pensano che la vita ci dà sempre quello che ci spetta?”
“No, per nulla; penso che siamo responsabili della nostra vita, sì, essa dipende essenzialmente da noi. E’ diverso. E poi, se anche fosse, no: se è vero che le vittime non diventano migliori per il solo fatto di essere state vittime, molti muoiono innocenti ed è questo che conta”
La belva nel labirinto, Bollati Boringhieri, 2017, pag. 46

Perchè la religione, contrariamente al senso del sacro, immiserisce l’uomo. E il mondo. E le religioni monoteiste o le monolatrie, come preferisce chiamarle uno che va allo stesso liceo di tua figlia, sono, tutte, intolleranti. E io invece amo la libertà. Poi, certo, libertà e serenità sono valori dalla natura negativa, perchè consistono nell’assenza di ciò che le oscura, ma la religione, per l’appunto le oscura: conculca la libertà e adultera la serenità.
La belva nel labirinto, Bollati Boringhieri, 2017, pag. 236

“Io con lei non so proprio…Sulla fiducia, Melis, sulla fiducia. Ma ce ne vuole, con lei, oh se ce ne vuole!”
La belva nel labirinto, Bollati Boringhieri, 2017, pag. 251

Melis scosse la testa, assaporando l’aroma del tabacco.
“No, non ho tracce, non ho idee e non ho nemmeno un metodo”
Il principe dei gigli, Bollati Boringhieri, 2015, pag.99

“Cazzo!”
Lambiate sobbalzò: in quasi otto anni di servizio non aveva mai sentito il commissario dire quella che era forse la parola più pronunciata dagli italiani. Eppure l’aveva abbaiata, e adesso era là, come impietrito, davanti a un foglio.
La morte segue i magi, Bollati Boringhieri, 2017, pag. 293

“Ma qual è il suo metodo?”
“Non averne uno, come Maigret” rispose lei.
La notte, di là dai vetri, Bollati Boringhieri, 2019,
pp.166-167

Autore:

Hans Tuzzi.
Pseudonimo di Adriano Bon. Nasce a Milano nel 1952. Bibliofilo, consulente editoriale, editore, docente universitario al master in editoria cartacea e multimediale all’Università di Bologna. Autore di saggi sulla storia del libro e sul suo mercato antiquario. E’ autore di gialli di culto.

Opere consultate:

Fuorché l’onore, 2005, Bollati Boringhieri, 2017

Il principe dei gigli 2005, Bollati Borinbhieri, 2015

La figlia più bella, 2015, Bollati Boringhieri, 2015

Perchè Yellow non correrà, Bollati Boringhieri, 2016

Il maestro della testa sfondata, Bollati Boringhieri, 2016

La belva nel labirinto, Bollati Boringhieri, 2017

Un enigma dal passato, Bollati Boringhieri, 2017

L’ora incerta fra il cane e il lupo, Bollati Boringhieri, 2017

La morte segue i magi, Bollati Boringhieri, 2017

Un posto sbagliato per morire, Bollati Boringhieri, 2018

La notte, di là dai vetri, Bollati Boringhieri, 2019

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