Introdotta dalla riforma De Lorenzo del 92/93 (e confermata dalla riforma Bindi del 1999) si basa sulla distinzione tra la politica, che ai vari livelli istituzionali deve indicare gli obiettivi di salute che il sistema sanitario deve raggiungere in coerenza con le risorse disponibili, e la gestione, affidata ad Aziende pubbliche (e private) che, con adeguata autonomia, hanno il compito di utilizzare al meglio le risorse affidate per raggiungere in concreto i risultati di salute programmati.
La prima fase dell’aziendalizzazione si è contraddistinta per la messa in campo di un unico approccio e di un’unica strumentazione gestionale: quella del governo aziendale, puntando a regolare i rapporti con le diverse componenti presenti in Sanità sulla base dei classici sistemi di pianificazione controllo.
Nel corso del tempo l’uso di tali sistemi si è rivelato disfunzionale e si sono introdotti sistemi operativi in grado di valorizzare in particolare la componente umana dell’organizzazione sanitaria che pretende legittimamente un’ampia autonomia professionale (governo clinico?) e chiede di godere di un’ampia discrezionalità nell’uso orizzontale (dalla prevenzione alla riabilitazione) e verticale (dalla prescrizione dei farmaci agli interventi ad alto costo) delle risorse per fornire risposte assistenziali appropriate.
Il processo di aziendalizzazione, se è tale, non può prescindere comunque da un approccio economico-aziendale che tende ad interpretare il sistema sanitario non come un sistema unitario, ma come sistema di aziende dotate di autonomia, per cui la funzionalità complessiva si può migliorare modificando le modalità di funzionamento delle singole aziende, senza imporre comportamenti uniformi, anche alla luce di un sistema sanitario sempre più regionalizzato. Questo rende estremamente complesso tracciare le politiche di governo in specifici ambiti di attività, definire le regole complessive del sistema (nonostante i Psr), individuare i sistemi di finanziamento e di accreditamento.
L’aziendalizzazione presuppone inoltre la disponibilità di un corpo professionale di manager della sanità, debitamente formato, a cui affidare il governo economico delle aziende, che, di fatto, rappresenta un nuovo potere, quello gestionale, che si affianca, ai poteri tradizionalmente presenti in sanità: il potere politico e quello tecnico.
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