18 giugno 2017 Un paese eccentrico

Il Vocabolario della lingua italiana Zanichelli alla voce “eccentrico” riporta tre definizioni: “che non ha il medesimo centro”, “che è distante dal centro”, “bizzarro, singolare, stravagante”.

Tutte e tre le definizioni si attagliano perfettamente alla Gran Bretagna, di cui spesso, nel linguaggio comune, una parte (l’Inghilterra) diventa il tutto, che invece è il Regno Unito di Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord.

E’ infatti il paese che, ad esempio, ancora onora una monarchia screditata da scandali e miserie morali, che permette la guida veicolare a sinistra, che ha una chiesa nazionalista con a capo un laico non eletto, che ostenta un tripudio di ermellini e unicorni, di carrozze Ferrero Rocher, di Ordini delle Giarrettiere, in uno scenario Disney, come in occasione del Queen Speech, l’apertura del Parlamento.

Ma, soprattutto, nella sua storia passata e in quella recente (vedi Brexit) ha sempre tenuto a rivendicare una propria centralità, a scapito di quella europea, con la quale ha comunque sempre compartecipato con guerre, commerci, trattati, stili e modi di vita, scambi di beni e persone.

Sempre però a una debita distanza, un affermare continuo della propria insularità, un dichiarato compiacimento per essere priva di contatti fisici diretti con il continente.

Questa eccentricità, che ha avuto nella Brexit l’episodio recente più eclatante, si conferma tuttora, ben oltre la bizzaria e la stravaganza.

La Gran Bretagna è infatti andata ad elezioni anticipate come ad una partita di poker (così come al referendum sulla permanenza nella UE), trascinata dal velleitarismo e dalla poca lungimiranza della dirigenza del partito conservatore, composto da un drappello di ricchi privilegiati, costretto ora, per mantenere il potere, ad elemosinare alleanze ad una setta di fanatici presbiteriani, omofobi, antiabortisti, negazionisti climatici, dai trascorsi paramilitari, quale il nordirlandese Democratic Unionist Party.

In queste condizioni, di oggettiva debolezza e di scarsa credibilità, va alle trattative di uscita dalla UE, rischiando di pagare un prezzo rilevante, sia in termini economici che di consenso interno, ma anche di stabilità istituzionale.

Lo spesso ipotizzato a accordo con il DUP rischia infatti di mettere a repentaglio l’accordo con il Sinn Féin su cui si basa la pace in Irlanda del Nord, per non parlare del disagio e della scontentezza della forte minoranza che aveva votato contro la British Exit e che osteggia una trattativa “hard” con la Commissione Europea, così come promesso da Theresa May.

Nel contempo il partito laburista, unica socialdemocrazia europea ma anche mondiale a non tracollare, aumenta i propri consensi elettorali, recuperando tra i giovani, nelle classi medie e in Scozia (suo ex feudo), grazie ad un sensato programma di riforme socialiste, basato sulla lotta alle disuguaglianze sociali, sul disarmo, sugli investimenti pubblici e sulle privatizzazioni.

Si aggiunge a questo quadro di eccentricità il devastante incendio del grattacielo di Grenfell, che si conferma come la conseguenza di risparmi sulla manutenzione di immobili pubblici, che tradizionalmente ospitano soggetti economicamente improduttivi e che si aggiungono ai tagli ai vigili del fuoco, alla sanità e alle forze dell’ordine.

Se l’insularità della Gran Bretagna è oggettivamente fuori discussione, con tutte le conseguenze di incubazione e di sopravvivenze di specie, anche di natura culturale e sociale e politica, non è accettabile né conveniente un suo isolamento. Né vanno incoraggiate le sue tentazioni isolazionistiche, anche se ispirate dalla prima potenza mondiale. Dobbiamo rimanere europeisti, anche se di un’altra Europa. Altrimenti torneremmo alla “perfida Albione” e sarebbe un ritorno nefasto.

 

2 Commenti

  1. Un bel excursus sulla situazione del RU. Difficile prevedere come si evolverà. D’accordo assolutamente che il Paese non va isolato – e anzi va tirato verso Europa anche se ne sta furoi

  2. In Italia non abbiamo la regina, per l’intelligente pronunciamento della maggioranza degli elettori chiamati il secolo scorso a scegliere tra monarchia e Repubblica, abbiamo però anche troppi esponenti politici che fanno del populismo per proprio tornaconto scimmiottando i noti personaggi che hanno portato l’Inghilterra al disastro “brexit”, ma che sono presenti anche in Francia, Germania, ecc.

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