Torino

…Torino è una città pericolosamente mascherata. Non è affatto sobria e diffidente. Anzi. E’ la più pronta a captare il Male da ogni angolo della terra e la sua funzione è di spargerlo in giro per il resto della penisola. Dice che se uno ci fa caso, in ognuno dei flagelli che opprimono la patria ci trova sotto la mano torinese.

– A cominciare dall’unità nazionale?

– Naturalmente. E poi la prima automobile, i primi consigli di fabbrica, il cinema, la prima stazione radio, la televisione, gli intellettuali di sinistra, i sociologi, il Libro Cuore, il cioccolatino di lusso, l’opposizione extraparlamentare, insomma tutto. Secondo lui, è una città straniera che odia il resto d’Italia e manda i suoi messaggeri maledetti a diffonderci ogni più abominevole trovata.

 

  Fruttero & Lucentini, La donna della domenica, Mondatori, 2001, pp.245-246

 

Intanto,Torino diventava una città sempre più cupa. Era come confusamente sdoppiata, come liquidamente divisa: due città che reciprocamente si assediavano, nevroticamente, senza che di ciascuna si riconoscessero le posizioni, le difese, gli avamposti, i cavalli di Frisia e di Troia. Il nord e il sud d’Italia vi si agitavano, pazzamente cercavano di evitarsi e al tempo stesso di colpirsi: entrambi imbottigliati a produrre automobili, un necessario a tutti superfluo, un superfluo a tutti necessario.

 

Leonardo Sciascia, Candido ovvero Un sogno fatto in Sicilia, Einaudi, 1977, pag. 119

 

 Apparve, di spalle, il generale Lamarmora, che con la sciabola in pugno dava l’assalto ad una banca, e il commissario attraversò diagonalmente l’omonimo giardinetto quadrato, ricoperto di peluria candida. Lunghi tram vuoti trascinavano per via Cernia la loro vana disponibilità.

 

Carlo Fruttero, Franco Lucentini, A che punto è la notte, Mondadori, 2007, pag. 153


E’ una città non grande, non centrale, non antica, non amata, che pure ha davvero fatto l’Italia due volte, a San Martino e a Mirafiori, per la politica e per l’economia. Non sarà mai un borgo tranquillo, anche se magari amerebbe esserlo. E’ una città predestinata.

 

Vittorio Messori, Aldo Cazzullo, Il mistero di Torino, Mondadori, 2009, pag. 484

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