Aborti effettuati con grucce appendiabiti, neonati drogati di crack o ustionati sotto un getto d’acqua bollente; madri adolescenti dalle gambe sottili come tubi che trascinano la loro esistenza fra il centro di disintossicazione, gli uffici delle previdenza sociale e il marciapiede; liceali capaci di sparare a bruciapelo a un compagno di scuola nel corso di una festa e sostenere seriamente di aver agito per legittima difesa, spaventati dai fuochi d’artificio nel parcheggio; rapinatori a mano armata che arrivano a sfondare i timpani delle loro vittime con una penna a sfera prima di giustiziarle sul retro di un fast-food; e l’esemplare più strano e sconcertante di tutti, il pedofilo recidivo a cui viene ripetutamente concessa la libertà provvisoria fino al giorno in cui non si limita più a sodomizzare un bambino, ma lo uccide.
James Lee Burke, L’angelo in fiamme, Baldini&Castoldi, 1998, pag. 100
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