Pietroburgo

Quasi nessuna automobile. I rari passanti, trafitti dal freddo e dalla fame, avevano il volto livido. Truppe di soldati quasi cenciosi e spesso con il fucile passato a spalla con una corda, marciavano dietro a gagliardetti rossi. I palazzi sonnecchiavano lungo le larghe prospettive o dinanzi ai canali ghiacciati; altri, più vasti, regnavano solitari sulle piazze delle parate militari d’altri tempi. Le eleganti facciate barocche delle residenze della famiglia imperiale erano dipinte di un rosso sangue di bue; i teatri, gli stati maggiori, gli ex ministeri di stile impero davano un fondale di nobili colonnate bianche a vaste solitudini. L’alta cupola dorata di Sant’Isacco, sostenuta da possenti colonne di granito rosso, sembrava galleggiasse su quella città in perdizione come simbolo degli splendori passati.

 

Victor Serge, Memorie di un rivoluzionario, Edizioni e/o, 2001, pp.88-89

 

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