Non hanno ancora capito il cambio di dimensioni, qualcuno continua a parlare di Milano, come se finisse a Porta Venezia o come se la gente non facesse altro che mangiare panettoni o pan meino. Se uno dice Marsiglia, Chicago, Parigi, quelle sì che sono metropoli, con tanti delinquenti dentro, ma Milano no, a qualche stupido non dà la sensazione della grande città, cercano ancora quello che chiamano il colore locale, la brasera, la pesa, e magari il gamb de legn. Si dimenticano che una città vicino ai due milioni di abitanti ha un tono internazionale, non locale, in una città grande come Milano, arrivano sporcaccioni da tutte le parti del mondo, e pazzi, e alcolizzati, drogati, o semplicemente disperati in cerca di soldi che si fanno affittare una rivoltella, rubano una macchina e saltano sul bancone di una banca gridando: stendetevi tutti per terra, come hanno sentito che si deve fare. Ci sono tanti vantaggi dall’ingrandimento della città, ma ci sono anche cambiamenti che fanno pensare.
Giorgio Scerbanenco, Traditori di tutti, Garzanti, 1998, pp. 118-119
Milano non è una città, ma un grumo di lava che ha subito tutte le Furie. Che è sterile, come il deserto, e per starci bisogna essere attrezzati. Che non è adatta ai dilettanti.
Sandrone Dazieri, Attenti al gorilla, La Biblioteca di Repubblica, 2004, pag. 12
Le luci di un aereo, che si stava abbassandoin direzione di Linate; le luci di Brera, le facce di sempre ai vetri del Giamaica, che ormai, come tutto, stava diventando qualcosa di diverso da quel che era stato…Quella città stava cambiando, stava cambiando nella pelle e nell’anima, nella tempra della sua grande borghesia e nella umile, silenziosa lena della sua clase lavoratrice: erano finiti per sempre, gli anni della ricostruzione, gli anni del miracolo a Milano, gli anni di Ribot, e del Piccolo, gli anni dei Rocco e dei Simone e dei tanti altri esuli dal paese degli arcobaleni, gli anni del Derby e della Callas, delle nuove alchimie politiche e sociali, di quelle bandiere acritiche ed entusiaste che erano stati il Milano di Rocco e l’Inter di Herrera, della musica nuova e di nuove proteste sotto la pelle, gli anni delle luci in Galleria e del modesto fervore operaio con il lento sciamare di tute blu nelle grasse nebbie del crepuscolo…le nebbie…
Hans Tuzzi, Il maestro della testa sfondata, Bollati Boringhieri, Torino, 2016, pag. 215
Commenta per primo