Kabul

Kabul: polvere, polvere e polvere. La valle dove giace la città è continuamente spazzata da venti carichi di sabbia dei deserti circostanti. Tutto è coperto da un sottile pulviscolo grigiastro che si deposita solo quando i venti si placano e l’aria si fa trasparente, tersa come il cristallo. Di sera le strade danno l’impressione di un sacro mistero improvvisato. Le tenebre sono rischiarate soltanto da lanterne di bancarelle, da lampade e fiaccole il cui vacillante lucore illumina le merci dozzinali esposte dai venditori per terra, sul margine della carreggiata e sulle soglie delle case. Tra queste fila di fiammelle si spostano silenziose figure velate, incalzate dal freddo e dal vento.

 

Ryszard Kapuscinski, In viaggio con Erodoto, Feltrinelli, 2005, pp. 40-41

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