A notte fonda, a volte, i terribili vicoli della città si illuminano di una luce meravigliosa che pare provenire dalla neve e nel buio, tra alberi e rovine, mi sembra di vedere i fantasmi che da secoli rendono Istanbul misteriosa. In certi momenti, dalle case giunge il mormorio degli infelici; tossiscono senza posa o tirano su col naso, mariti e mogli urlano e gemono nel sonno mentre i figli piangono accanto a loro e tentano di strangolarsi a vicenda.
Orhan Pamuk, Il mio nome è rosso, Einaudi, 2005. pag.18
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