Fantasticherie dimenticate di predoni e vagabondi, anteriori non solo alla televisione, ma anche al cinema e alla luce elettrica nelle strade, retaggi dei tempi in cui le notti portavano sempre un’oscurità carica di terrori e minacce, le lunghe notti d’inverno, senza altre luci che quelle delle lampade a petrolio o i lumi a olio, in case dove scricchiolavano i pavimenti di legno e si sentivano le unghiate dei topi sui tetti di graticcio e di gesso, il sibilo del vento tra le persiane che non chiudevano bene, le voci che bisbigliavano leggende attorno al fuoco o vicino ai guanciali dei bambini.
Antonio Muñoz Molina, Plenilunio, Mondadori, 1998, pp.43-44
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