Edinburgo

Qualcuno sosteneva che Edimburgo fosse una città invisibile, che celava le proprie intenzioni e i propri sentimenti autentici, e che i suoi abitanti fossero solo in apparenza rispettabili, le sue vie congelate nell’incantesimo del tempo. Potevi andarci e ripartire senza essere riuscito a comprendere nulla di quanto la faceva girare. Era la città di Deacon Brodie, dove le passioni imbrigliate di giorno si scatenavano di notte. La città di John Knox, dall’indomita e severa rettitudine. Per comprare una delle sue case più belle potevi spendere mezzo milione di sterline, ma il pubblico sfoggio era stigmatizzato. Una città di Saab e Volvo, più che Bentley e Ferrari. Gli abitanti di Glascow, che si consideravano più celtici e appassionati, giudicavano Edimburgo seriosa e convenzionale fino a rasentare il perbenismo.

 

Ian Rankin, Dietro la nebbia, TEA, 2005, pag. 275

 

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