Tutto il resto rimase compresso in quell’oscuro fondo della coscienza dove vivono e fermentano i sentimenti fondamentali e le indistruttibili persuasioni delle singole razze, fedi e caste, sentimenti e persuasioni che, apparentemente morti e seppelliti, preparano per successivi, lontani tempi, inaudite metamorfosi e catastrofi, senza le quali, a quanto pare, non possono esistere i popoli, e questa terra in particolare.
Ivo Andric, Il ponte sulla Drina, Mondadori, Milano, 1962, pag.261
c’è qualcosa che la gente della Bosnia, perlomeno quelli della tua specie, dovrebbero riconoscere e non perdere mai di vista: la Bosnia è terra di odio e di paura. Tralasciamo la paura, che dell’odio è il correlativo, o se vogliamo, l’eco naturale, e vediamo di parlare di quest’ultimo. Sì, dell’odio. Anche tu fremi istintivamente e ti agiti nel sentire questa parola (me ne resi conto quella notte in stazione); come tutti voi, anche tu rifiuti di capire, di fartene una ragione, di dargli un nome. Quest’odio invece andrebbe capito, documentato, analizzato. E la disgrazia sta proprio nel fatto che nessuno sembra volerlo o poterlo fare.
Ivo Andric, Lettera del 1920 in Dizionario di un paese che scompare a cura di Nicole Janigro, Manifestolibri, 1994, pag.30
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