Ancora i bambini. Basta fermarsi in un villaggio, in una cittadina o semplicemente in un campo perché subito arrivi una masnada di bambini indescrivibilmente laceri, coperti di camicine e di calzoncini a brandelli. Loro unico bene e nutrimento, una piccola zucca con dentro un po’ d’acqua. Pezzi di pane e di banana spariscono trangugiati in un baleno. Per questi bambini la fame è uno stato abituale, una forma di vita, una seconda natura. E tuttavia non chiedono né pane né frutta, e nemmeno soldi.
Chiedono una penna.
Rizsard Kapuscinski, Ebano, Feltrinelli, 2000, pag.198
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