A estate inoltrata la montagna arrostisce sotto il blu spietato del cielo. La terra rossa della strada del frutteto sembra la polvere di un forno per mattoni. Non si riesce a tenerla in mano. Il vento caldo sale dalla valle come un alito rancido, odoroso di euforbie, porcili, piante imputridite. Sulle sponde argillose della strada crescono caprifogli sfioriti, piselli rampicanti secchi e coperti di polvere. Alla fine di luglio il grano dei campi è riarso e avvizzito, con lo stelo piegato in segno di sconfitta. Tutta la vegetazione è pallida e rinsecchita. L’argilla si incrina e si spacca in continui microcataclismi, e chiazze di calcare emergono qua e là dal terreno eroso come banchi di delfini al sole, grigi dorsi scanalati curvi sotto un cielo infernale.
Nella relativa frescura dei boschi da taglio il moscatello e la vite dell’opossum attecchiscono con cinica fecondità, e il suolo della foresta – ingombro di vecchi ceppi muscosi e popolato, fra felci e rampicanti, di funghi velenosi strani e solenni, che si piegano a mostrare delicate lamelle rosso brune – ha in sé la qualità primordiale di un’umida palude carbonifera, dove antichi sauri stanno in agguato fingendo di dormire.
Sui dirupi frastagliati della montagna il calcare digrada e si inerpica fra le radici abbarbicate di noci, querce e pioppi, che persino qui si sforzano di resistere alla precaria pendenza assegnata loro dalla caduta casuale di un seme.
pp.8-9
A est, in basso sull’orizzonte, una luna rossa sorgeva tra le nubi, un sorriso sghembo, un frammento di conchiglia appeso all’orecchio scuro di una zingara.
p.42
Ora il sole era alto nel cielo, il verde risplendeva nella luce del mattino come plancton in un mare dorato.
p.49
Nuvole nere si muovevano sopra la montagna, oscurandone il verde brillante, e frange di nebbia simili a code di cavallo restavano sospese sulle vallette o si sollevavano col vento per allacciarsi e avvolgersi malinconicamente su se stesse, rompersi e strisciare lungo i versanti più bassi. Un picchio dorato attraversò il cortile e raggiunse il suo buco sull’alta cima frastagliata di un pino schiantato dal fulmine, irradiando giallo cromo da sotto le ali.
p. 169
Lontano, sotto di loro, le ombre delle nuvole risalivano lungo il fondovalle come acqua corrente, oscurando le strisce di terra trapuntata ai margini del bosco, poi proseguivano, sfiorando il terreno che da verde si faceva di nuovo scuro. Le nuvole si infransero contro la montagna, curvando i margini frastagliati come corallo verso la curva azzurra del cielo. Una farfalla scese faticosamente, attraverso scaglie di luce, fino alle cime degli alberi color oro e verdemare.
pp.171- 172
Il guardiano del frutteto, Einaudi, 2002.
Rimase lì in piedi a guardare in lontananza nel deserto. Che silenzio. Il ronzio sommesso del vento tra i fili. Alte piante di ambrosia lungo la strada. Fienarola e nolina. Più in là, fra le pietre degli arroyos, impronte di draghi. Le montagne di pietra grezza nell’ombra del tardo pomeriggio e verso est l’ascissa scintillante delle pianure desertiche, sotto un cielo dove cortine di pioggia si allungavano scure come fuliggine lungo tutto il quadrante. Vive in silenzio il dio che ha purgato questa terra con sale e cenere
p.38
Non è un paese per vecchi, Einaudi, 2006
Datura selvatica con le sue strane e pallide trombette e campanule tra i rottami. Grandi e allampanati cespugli di rose ricoperti di boccioli agonizzanti che cadevano al minimo tocco. Flox rosa e color lavanda lungo un muro storto di blocchi di calcestruzzo e lisimachie e aquilegia tra le viscere di ferro delle auto sparse nell’erba.
p. 109
Suttree, Einaudi,2009
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