Forza Roma forza lupi so’ finiti i tempi cupi. Era un incitamento sportivo, quasi una invocazione, quando in tempi lontani la squadre di calcio capitolina navigava a metà classifica, incapace di contrastare il predominio delle squadre milanesi o torinesi, del nord in genere.
Oggi è la città che avrebbe bisogno di incitamento, di essere incoraggiata, di recuperare ruolo e dignità, di valorizzare le sue tante risorse, sociali ma anche politiche, a partire da chi è stato eletto alla sua guida democraticamente e in forma quasi plebiscitaria. Sarebbero apprezzati suggerimenti e proposte riguardo modelli virtuosi, modalità amministrative efficaci, criteri di coinvolgimento e partecipazione. Bisognerebbe partire dall’imminente processo di Mafia Capitale, per distinguere il grano dal loglio, per piantare paletti, per proclamare distinguo, per dare pagelle.
Ma così non è.
Raffaele Cantone, presidente nominato dell’Associazione Nazionale Anticorruzione, che per questo forse si sente autorizzato a dire quello che vuole, liquida con una battuta il problema complesso e drammatico della Capitale del paese, interpretando il ruolo di tifoso, di ammiratore entusiasta di una parte della società italiana e denigratore di un’altra parte, rinunciando al ruolo di garante e di super partes.
Fabrizio Barca, nominato detective sullo stato del PD romano, spara su Marino e accusa chi lo sostiene di opportunismo, anziché fare riferimento all’esito della sua indagine, che qualificava il PD della capitale “dannoso, cattivo, pericoloso”.
Matteo Orfini, nominato commissario del PD romano, minaccia mozioni di sfiducia, ben sapendo che dovrà chiedere voti alla destra, i cui esponenti sono rinviati a giudizio nell’imminente processo di Mafia Capitale.
Ovviamente il nominato Presidente del Consiglio copre e fa da sponda a queste posizioni, il suo cupio rottamandi è più forte di ogni ragionamento e logica di buon senso. Deve chiudere la partita dei sindaci cosiddetti “arancioni”, largamente autonomi dal PD, distanti dai ceti politici, refrattari alle logiche di appartenenza e convenienza. Non importa se votati dai propri cittadini, immuni da condanne penali, penalizzati da una “mission” difficile, oggi quasi impossibile. Non importa che in caso di conti e valutazioni sbagliate sia premiato il Movimento 5Stelle o il centro destra. Naturalmente piena copertura invece a De Luca, considerato da Maria Elena Boschi un governatore molto capace, e alle sue squallide battute sulla Presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi, degne del peggior Berlusconi.
Eppure una strada alternativa potrebbe forse essere percorsa: dare voce al Partito Democratico, o almeno a quello che ne resta, ascoltare i Circoli romani, aprire un dibattito con gli iscritti sui mali e sulle risorse di Roma, superare il commissariamento, rilanciare un protagonismo della base per rinnovare quel consenso che era altissimo nella capitale ai tempi di Petroselli e Vetere. Ma forse è troppo tardi, oppure non è nel dna di Renzi, nonostante ne sia il segretario politico. Forse per lui è preferibile un definitivo e aperto passaggio del PD nell’area di centro, con o senza i circoli, ma con nuovi alleati, da Marchini a Roma a Verdini in Italia.
Oggi a Roma domani in Italia?
29 ottobre 2015
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