25 giugno 2015 Il partito che non c’è

La necessità di un soggetto politico che in Italia esprima le istanze di una sinistra nuova e attuale pretende una ampia discussione pubblica, che faccia chiarezza, nei limiti del possibile e del fattibile, su una idea credibile di partito, la quale non può non derivare da una idea altrettanto credibile di democrazia.

Credibilità legata non solo alla legittimità costituzionale o a un assunto ideologico, ma all’essere entrambi strumenti moderni di emancipazione, di giustizia sociale, di libertà sostanziale.

Perché se la democrazia non è partecipazione diffusa, creativa e conflittuale per la costruzione della politica, non è.

Se la democrazia non è la valorizzazione delle conoscenze e delle esperienze diffuse nella società e partecipazione attiva di coloro a cui le politiche sono destinate, non è.

Se la democrazia è mera autorizzazione al comando e legittimazione di un potere che non si avvale di processi inclusivi, di ampie discussioni pubbliche, al termine delle quali una decisione può dirsi compresa, valida socialmente e accettata anche da coloro che non la condividono, non è.

Una struttura associativa di liberi e uguali, che condividono valori, progetti e programmi, non può e non deve identificarsi con la dimensione istituzionale ed elettorale, ma ha senso se è un elemento di raccordo critico ed autonomo tra la società e le istituzioni. Il suo ruolo, assegnato dall’articolo 49 della Costituzione Repubblicana, è quello di mediare e di organizzare sul territorio la rappresentanza politica, cioè le forme stesse della democrazia rappresentativa. E’ quindi un organo della società e non può essere organo dello Stato.

Al suo interno pertanto deve valere la distinzione e l’incompatibilità tra cariche elettive ed esecutive ed incarichi di partito.

Spetta agli iscritti eleggere i propri gruppi dirigenti,  valutare il loro operato, vincolare o comunque orientare le loro decisioni, attraverso specifici organi collegiali. Tra gli iscritti deve valere uguaglianza e pari dignità e così  il rispetto del dissenso, la libertà di critica e le garanzie dell’opposizione interna. Alle primarie, allargate anche ai non iscritti, spetta il compito di individuare i rappresentanti istituzionali, grazie a un “albo degli elettori”, di cui si chiudono le iscrizioni con largo anticipo al loro svolgimento e regole rigorose di garanzia.

Gli eletti non devono percepire alti compensi e avere privilegi tali da alimentare interessi personali all’accesso e alla conservazione della carica, a scapito del vincolo di mandato avuto dai propri elettori.

Il sostegno finanziario è garantito dagli iscritti, da contributi privati trasparenti, entro determinati limiti e dal finanziamento pubblico, sottoposto a pubblici controlli.

Questo soggetto politico non esiste. Prima di crearlo va pensato, va immaginato nel suo operare, sperimentato nei suoi aspetti organizzativi, prefigurato nelle lotte e nei conflitti sociali. E’ un lavoro lungo, faticoso, minacciato continuamente da accelerazioni, legate prevalentemente ad appuntamenti elettorali o da resistenze prodotte dai processi di verticalizzazione dei poteri e di personalizzazione della politica, che oggi appaiono dominanti. Deve fare inoltre i conti con la sfiducia, la disillusione, lo sconforto, la perdita di passione politica e di senso civico del popolo di sinistra.

Ma altro non è dato.

25 giugno 2015

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*