La mattina del 15 settembre 1860 il generale Morozzo Della Rocca, comandante del V Corpo d’armata che aveva liberato Perugia dalle truppe papaline, incontrò lungo il Corso un drappello di soldati che scortava un uomo sulla quarantina, alto, di bell’aspetto, che camminava a passo lento, ma sicuro, tenendo gli occhi sul breviario. Era don Baldassarre Santi, parroco della Chiesa di San Donato, sulla via Vecchia, oggi Ulisse Rocchi.
Era stato tratto in arresto il giorno prima, dopo che un colpo di fucile proveniente dalla sagrestia di quella chiesa, aveva ferito a morte il torinese Carlo Alberto Zaberto, tamburo maggiore del 2° reggimento Granatieri di Sardegna. I soldati piemontesi, dopo l’immediata irruzione nello stabile, avevano trovato il parroco nella stessa stanza, nella quale c’era ancora il fucile caldo e scarico. Il prete si era da subito dichiarato innocente, ma non aveva saputo né voluto giustificare l’accaduto, né tantomeno denunciare il colpevole.
Il Consiglio di Guerra, immediatamente convocato, ascoltati alcuni testimoni, di fronte a quelle che aveva ritenuto essere prove inoppugnabili, aveva condannato il prete alla fucilazione, da eseguirsi di fronte al Forte Paolino, in fondo al Corso.
Il generale Morozzo della Rocca, ma anche il comandante supremo Manfredo Fanti, avrebbe desiderato risparmiare quella vittima, ma prevalsero le leggi di guerra e la necessità di dare un esempio per scoraggiare ulteriori atti di ribellione da parte dei papalini, per cui l’esecuzione venne eseguita, funestando la gioia della giornata.
Lo stoico comportamento di Baldassarre Santi, mantenuto fino alla fine, fu per alcuni la prova della sua innocenza e la conferma dell’ingiustizia di quella sentenza, condizionata, secondo costoro, anche da una falsa testimonianza.
La condanna del parroco significò anche la condanna della chiesa, edificata nel secolo XIV in stile gotico, ristrutturata in forme barocche dal parroco Antonio Donatelli verso la metà del secolo XVIII e fatta tutta dipingere nel 1776 da Nicola Giulj, su mandato del parroco Luca Pelicciari.
Oggi è una pizzeria e una civile abitazione.
Fonti:
Giustiniano Degli Azzi, Per la liberazione di Perugia e dell’Umbria, Perugia, Bartelli, 1910
Luigi Bonazzi, Storia di Perugia dalle origini al 1860, Città di Castello, Unione Arti Grafiche, 1960
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