Chiesa della Madonna del Pianto

Solo pochi vecchi perugini chiamano l’attuale via Fabretti via del Pianto. Niente ricorda l’esistenza di una chiesa  nella via aperta nel 1545 dal cardinale Crispo, anticamente detta de’ Pasteni e poi della Madonna del Pianto, poi intitolata nell’800 ad Ariodante Fabretti. La chiesa venne riedificata e ingrandita per volere del vescovo Comitoli nel 1606, su disegno dell’architetto Valentino Martelli e nuovi lavori vennero eseguiti a metà Settecento.

Ospitò la Confraternita della Madonna del Pianto, aggregata all’omonima confraternita romana, nata in seguito ad un prodigio avvenuto nel 1546, quando due giovani armati si affrontarono a Roma, nel Portico di Ottavia, sotto una immagine della Madonna con bambino. Uno dei due, nel soccombere chiese pietà all’altro nel nome di Maria ed avutola, né approfittò per ucciderlo, provocando le lacrime della Madonna che, raccolte in un fazzoletto da un sacerdote spagnolo lì presente, divennero la testimonianza del miracolo, per cui l’affresco venne staccato dal muro e ricoverato, per la venerazione dei fedeli, nella vicina chiesa di San Salvatore.

La chiesa perugina si trovava allo sbocco di via dell’Acquedotto e prima di imboccare via del Fagiano, in una zona povera abitata da poveri ma all’esterno spiccava per le linee morbide del primo barocco, mentre era molto più ricca all’interno, negli arredi, nel soffitto e negli altari.

Il soffitto era coperto da quadri dipinti a olio, come quelli delle pareti e rappresentanti la Passione e la Resurrezione di Cristo, mentre sopra la porta d’ingresso vi era rappresentata l’Annunciazione.

C’erano tre altari di legno dorati e nel maggiore di essi si venerava una copia dell’immagine della Vergine del Pianto fatta fare a Roma  nel 1550 dove era  rappresentata una Pietà , di scuola perugina. Sull’altare destro, costruito nel 1603 vi era un Crocifisso realizzato a Roma da Stefano da Massa di Carrara, a spese del canonico Ansideo Ansidei, mentre sull’altare sinistro, eretto sempre nel 1603, vi era una piccola tavola del Salvatore benedicente, su fondo oro, opera del senese Taddeo di Bartolo. Sul gradino dell’altare vi era rappresentato San Carlo Borromeo. In Sagrestia un quadro di autore incerto rappresentava la nascita della Vergine.

La chiesa sopravvisse fino agli anni immediatamente successivi all’Unità d’Italia e venne demolita con la realizzazione, a partire dal 1879, della “strada di Monte Tezio, l’arteria urbana che , partendo da Piazza Grimana, attraversava la barriera daziaria del’Elce, per raggiungere poi S.Marco, Cenerente, Colle del Cardinale, Maestrello, Pantano e ricongiungersi, attraverso Ponte La Nese con il territorio di Umbertide.

Tutto l’arredo confluì in quello di altre confraternite perugine, per cui la

Pietà è attualmente all’interno della Chiesa della Compagnia della Morte o Confraternita della Misericordia, mentre l’opera di Taddeo di Bartolo si trova nella Galleria Nazionale dell’Umbria, recuperata come cimasa del Polittico dello stesso autore.

Non c’è altro, né una pietra, né un’insegna, solo il negozio di un barbiere.

Fonti:

Serafino Siepi, Descrizione topologico-istorica della città di Perugia, Perugia, Garbinesi e Santucci, 1822, pp. 260-261.

Rita Chiacchiella, La città “moderna” e la dilatazione delle funzioni del quartiere della Conca in Un quartiere e la sua storia La Conca di Perugia Itinerario per una conoscenza e una proposta, Quaderni Regione dell’Umbria Serie Ricerche sul territorio n.3 1983, pp.95-96

Francesca Abbozzo, L’arte sacra alla Conca fra il Duecento e il Settecento, in Un quartiere e la sua storia La Conca di Perugia Itinerario per una conoscenza e una proposta, Quaderni Regione dell’Umbria Serie Ricerche sul territorio n.3 1983, pp. 110-111

Franco Bozzi, La Conca di Sant’Angelo: dall’unità agli anni nostri in Un quartiere e la sua storia La Conca di Perugia Itinerario per una conoscenza e una proposta, Quaderni Regione dell’Umbria Serie Ricerche sul territorio n.3 1983, pp.115-141

Gio.Battista Rossi Scotti, Guida di Perugia, Perugia, Santucci, 1867

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