marzo 2012 Criminalità organizzata e mafie a Perugia e in Umbria

La penetrazione criminale  a Perugia e in Umbria non è legata necessariamente all’ insediamento di una centrale operativa, di una “cupola” che esercita le funzioni in loco di regia delle operazioni criminali e di controllo del territorio.

Tale penetrazione  è possibile, è data, ha le basi per esistere solo nella misura in cui il  degrado è ad un livello preoccupante,  l’illegalità è diffusa e  la corruzione contamina la politica, le amministrazioni, gli uffici pubblici, le libere professioni. Non necessariamente ad un grado elevato o elevatissimo ma come dato costante, diffuso, permeante la città se non la regione.

Il degrado può essere di tipo urbanistico, prodotto da un modello di sviluppo urbano né pianificato né controllato, comunque non giustificato da una vera domanda di insediamento ma legato solo ed unicamente a fenomeni speculativi.

Il degrado può essere di tipo economico, legato al collasso di interi segmenti produttivi e/o distributivi o alla loro riallocazione  o alla sostituzione  di filiere non più redditizie con altre non necessariamente funzionali alla domanda sociale di quel territorio.

Il degrado può essere sociale, conseguenza della perdita di identità di un territorio per la scomparsa di elementi  simbolici, di modalità di appartenenza, di luoghi sociali, di spazi comuni fruibili e praticabili ma anche conseguenza della disintegrazione sociale, per la sostituzione rapida di gruppi e classi sociali con altre senza la necessaria mediazione culturale e istituzionale, in grado di garantire, con altrettanta rapidità, inclusione e integrazione.

Quasi sempre il degrado è nello stesso tempo urbanistico, economico e sociale.

L’illegalità è l’altro terreno di coltura per la penetrazione criminale ed è rappresentato da fenomeni di ampia natura accanto a fenomeni di minori, ma non meno preoccupanti, dimensioni. Ai primi appartiene sicuramente il favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, il traffico di esseri umani, l’usura, il riciclaggio di denaro di provenienza illegale, il mancato rispetto delle normative in materia di sicurezza del lavoro. Ai secondi la truffa, la bancarotta fraudolenta, l’abusivismo edilizio minore, le locazioni in nero, la contraffazione di merci.

La corruzione è il terzo volano che utilizzano le organizzazioni criminali per il controllo del territorio e prevede la complicità e il concorso di soggetti collocati all’interno di sedi decisionali, di snodi burocratici, di organismi di controllo e di vigilanza, di apparati  amministrativi. Non sono appartenenti necessariamente alle organizzazioni criminali  ma si prestano ad azioni collusive di copertura, di protezione o di promozione di atti illegali.

A Perugia e in Umbria è confermata dall’attività investigativa e dalla attività giudiziaria la presenza ormai stabile della criminalità organizzata che va distinta dalle organizzazioni di tipo mafioso, che è altra cosa dal punto di vista giuridico, perché sottende substrati criminali e sociologici diversi. La criminalità organizzata è una forma di organizzazione criminale che si associa per commettere delitti, ma che non si avvale sistematicamente di intimidazione, di omertà, dello stato di assoggettamento delle vittime,di estorsione, di comportamenti coattivamente richiesti, di controllo capillare del territorio.

Se la criminalità organizzata è altra cosa dalla criminalità mafiosa, per caratteristiche, modus operandi e finalità, questo non significa che sul terreno della strategia criminale non vi siano tra i due livelli patti di azione per guadagni illeciti, accordi di spartizione dei profitti, sinergie per la cogestione di traffici illegali di persone, di sostanze, di denaro.

Le tradizionali consorterie di tipo mafioso italiane, competitive per credibilità e solvibilità, oltre che in una storica e consolidata rete di rapporti a livello internazionale e nazionale, hanno bisogno di relazionarsi, stipulando patti ed alleanze anche solo contingenti ed “una tantum”, con gruppi criminali italiani e stranieri, al fine di soddisfare al meglio le particolari esigenze del traffico illecito di persone e di sostanze e del conseguente riciclaggio dei proventi di tale traffico.

La divisione del lavoro, la ripartizione di compiti e funzioni, la flessibilità dei rapporti garantiscono tutti insieme la tutela del carico, sia esso rappresentato da esseri umani o da droga o da denaro e con esso il guadagno conseguente, minimizzando al minimo la perdita rappresentata dalla denuncia o dall’arresto di soggetti, nella maggior parte dei casi nemmeno organici al gruppo, utilizzati solo per i servizi di “prossimità”all’utilizzatore finale, relativamente indipendenti o estranei al resto della struttura, non in grado quindi di  creare gravi problemi di delazione in caso di arresto.

Le forti sinergie tra gruppi criminali  impongono un attenzione particolare non solo sulle singole organizzazioni ma soprattutto sulle relazioni tra le organizzazioni criminali, in particolare al fenomeno della intermafiosità, alla maggiore propensione alla cooperazione ed ad una più forte capacità di commistione fra economia legale ed illegale capace di coinvolgere i soggetti più diversi e più vari, una cosiddetta “area grigia” non necessariamente criminale al cui interno ci sono imprenditori, professionisti, politici, amministratori pubblici, burocrati.

 

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