21 marzo 2007 La sciocchezza di una sera

Che ci fa un governo, che vuole essere autorevole e rappresentativo, di un portavoce che dichiara di essere, dopo essere stato fotografato mentre in auto avvicinava un transessuale, più stanco e più triste di prima? Come può affidare la sua immagine a  un personaggio allampanato, segaligno, mai sorridente, quasi tetro, che una sera di mezza estate compie una “stupida deviazione di percorso”, disinibito dall’alcol o dal potere o da una lunga consuetudine di amori mercenari?

Come può un governo degno di questo nome affidare la mediazione con i mass media a uno così sprovveduto o (ancora peggio) così baldanzoso, da non immaginare che anche un capello fuori posto di un uomo pubblico oggi è oggetto di accanimento giornalistico e di speculazione politica, in un sistema in cui quello che veniva un tempo chiamato quarto potere occupa oggi il primo posto nella gerarchia, grazie a onnipresenza e onnipotenza, a enormi capacità di convincimento e condizionamento, a incredibili disponibilità di mezzi e di apparati?

Come è possibile che in un momento di così aspro conflitto del governo con le gerarchie cattoliche e con l’opposizione di centro destra sul tema del ruolo della famiglia e della sua presunta onnicomprensività di diritti e doveri, di legittimità e di titolarità, il suo unico portavoce non trovi di meglio da fare che (tentare di) praticare di persona rapporti sessuali extrafamiliari, sotto i lampioni di una metropoli e in una strada pubblica?

Non sono in discussione le voglie, le fantasie e le pratiche sessuali del portavoce del governo Prodi, ma il fatto che non abbia tenuto in minimo conto dell’essere un politico, un uomo pubblico, un eletto dal popolo in nome di determinati interessi legittimi, un rappresentante dell’esecutivo e delle molte facce e culture in esso presenti, compresa quella del Presidente del Consiglio.

La cultura politica aveva codificato nel tempo norme e comportamenti, a partire dalla moglie di Cesare, e previsto l’incompatibilità di coloro che non erano in grado o non volevano adeguarsi, prevedendo anche ipocrisie e sotterfugi, vie di fuga e macchiavellismi. Ma tutto entro certi limiti. Una delle figure di spicco della politica italiana del dopoguerra, il vero erede di De Gasperi, il futuro segretario politico della Democrazia Cristiana, Attilio Piccioni, fu spazzato via dalla scena politica da uno scandalo a sfondo sessuale che coinvolse (ingiustamente) un suo consanguineo e vennero trascinati nella bufera anche alcuni dei suoi accusatori di parte avversa, sempre implicati in scandali a sfondo sessuale. Senza scomodare il cancelliere tedesco Willy Brandt o il ministro inglese Profumo perché il portavoce sembra a loro confronto un personaggio davvero modesto, sono numerosi i casi in cui un politico scompare di scena per disavvedutezze e superficialità nelle scelte di collaboratori e confidenti, per dimenticanze di obblighi e doveri pubblichi, per comportamenti (anche sessuali) spregiudicati e voraci.

I primi a difendere la privacy delle persone sono le persone stesse e le leggi arrivano in surroga o in compenso, mai in prima istanza. Come si possono frequentare peripatetiche e pretendere l’anonimato o la discrezione, quando il tutto avviene in una strada pubblica, trafficata in tutti i sensi, a bordo di un’auto che è “targata”, cioè identificabile in ogni momento, dopo una serata in un locale pubblico dove pullulano giorno e notte fotografi professionisti, assatanati di gossip e che per questo in Italia si chiamano “paparazzi” dai tempi della “dolce vita”?

Il tutto non per consigliare al portavoce di adottare maggiore discrezione nei suoi amori o di camuffare le proprie preferenze sessuali o di coprire la propria vita privata di un velo di ipocrisia ma semplicemente di dimettersi dal suo incarico. Perderà sicuramente prestigio e potere, verrà dimenticato dai più ed evitato da molti, forse vedrà sconvolta la sua vita, ma almeno, recuperata la sua libertà di uomo comune, potrà frequentare finalmente chi vuole, fare sesso con chi gli pare, e potrà finalmente recuperare il sorriso, tonificato e di buon umore.

Ma farà recuperare il sorriso a tutti noi, messi a dura prova dal dilettantismo politico, dall’approssimazione culturale, dalla pochezza morale di questi uomini politici, sempre disposti a mettere il proprio volto nella scheda elettorale, a chiedere il voto non per una idea o un progetto a cui subordinare la propria carica, neanche più per un partito o uno schieramento, ma solo e unicamente per la propria persona. Per poi lamentarsi di essere oggetto di una attenzione particolare da parte dei massa media, dopo averla richiesta e sollecitata in innumerevoli trasmissioni televisive, articoli di giornale, interviste radiofoniche, facendo dell’impegno politico non un servizio a disposizione della comunità ma un’avventura individuale, un’impresa di self promotion, una carriera da intraprendere, una scalata sociale da realizzare.

Ma il portavoce si guarderà bene dal dimettersi, nonostante un primo imbarazzante e lunghissimo silenzio, nonostante un ricovero improvviso per improbabili coliche addominali e nonostante patetiche e illetterate giustificazioni pubbliche.

Anziché sorridere noi cittadini elettori saremo ancora costretti a ingoiare rospi e bufale, a votare perché un Annibale è sempre alle porte, a credere che il meglio è nemico del bene, ad essere sempre più realisti del re.

Ma siamo uomini o caporali?

21 marzo 2007

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*