Per molti del centrodestra (e del centrosinistra) i laici, cioè i sostenitori della separazione tra chiesa e stato, gli agnostici, cioè i senza fede, gli ugualitaristi, cioè i sostenitori dell’uguaglianza tra uomini e donne, i garantisti, cioè i sostenitori di una legge al di sopra delle parti e uguale per tutti e, a seguire, i liberi pensatori di tutti i partiti, i socialisti e i comunisti che si dichiarano ancora tali, i radicali (di una volta), i libertari, gli uomini e le donne che sono quotidianamente attraversati dal dubbio, sono figli di nessuno, concepiti in amplessi illegittimi e clandestini, conviventi in squallide comuni, dediti alla promiscuità sessuale e sociale, irrispettosi dei padri e delle madri, nemici di ogni rituale familiare, contrari al matrimonio, ostili al culto dei morti, gaudenti, narcisisti, irresponsabili.
In poche parole sono distruttori intenzionali e dichiarati della famiglia.
Tutto quello che sostengono, in termini di valori e di morale, tutto ciò che propongono in forma di leggi e di norme sociali, tutto quello che difendono sotto forma di diritti e libertà civili ha un solo unico obiettivo: la distruzione della famiglia.
Non solo, ma perseguono anche la sconfitta, l’emarginazione, la riduzione al silenzio di tutti coloro che ne sono difensori, di tutti i figli e nipoti affezionati, dei mariti e delle mogli devote e fedeli, di coloro che non sono separati o divorziati o conviventi, di tutti quelli strettamente eterosessuali, dei padri premurosi mai frequentatori di postriboli o di peripatetiche, delle madri affettuose mai abortiste, di nonne e nonni prodighi di consigli e denaro, di fratelli generosi, di zie e zii compiacenti, di tutti quelli che sono religiosissimi, praticanti di messe, novene, liturgie, evangelizzatori, testimoni sempre e dovunque della fede.
Di qui la grande crociata in difesa di questa istituzione, le adunate di massa, le prediche urbi et orbi da ogni pulpito, le scomuniche, gli anatemi, i richiami all’ordine (ecclesiastico), gli appelli all’unità (dei cattolici), le campagne stampa, i messaggi via etere, le battaglie parlamentari.
Può essere una crociata vittoriosa: la CdL si sta ricompattando (anche se con a capo Casini), i cattolici di centro sinistra di stanno defilando scompaginando l’Unione, la legge sui Dico (ex Pacs) rischia di essere bocciata in Parlamento, interi settori sociali, allarmati e stressati a dismisura, tornano a rimpiangere l’indifferenza ipocrita e interessata di Berlusconi per questi temi.
La Chiesa cattolica potrà così tirare un respiro di sollievo perché, in nome della famiglia basata sul matrimonio, avrà allontanato ancora una volta la minaccia di un riconoscimento dei diritti degli omosessuali (numerosissimi tra i suoi ministri) e di una vita, anche sessuale, libera e consapevole per tutti (compresi preti e monache).
Rimarrà invece drammaticamente sofferente e in gravissima crisi proprio la famiglia, ma non l’idea di famiglia, ma quella reale, fatta da esseri umani in carne ed ossa, che la costituiscono per condividere progetti e speranze in questa terra, per vivere momenti personalissimi (e questi veramente sacri) di intimità, per garantirsi reciproca fiducia e solidarietà, per proiettarsi nel futuro e non solo e sempre con i propri figli.
Questa famiglia non è minacciata, né tantomeno difesa, da schemi ideologici, da elucubrazioni filosofiche, da spericolati intellettualismi, ma da nemici ben individuati e individuabili, neanche sfiorati dalla crociata in corso.
Dalla guerra innanzitutto, che sta di nuovo dilagando, che storicamente ha sempre allontanato i figli dai padri, separato le mogli dai mariti, i fratelli dalle sorelle, lacerato gli affetti, tolto braccia al lavoro comune, interrotto la trasmissione di grandi patrimoni di sapienze e conoscenze da padri e madri ai figli e ai nipoti.
Come la miseria, la fame, la mancanza di lavoro, che ha spinto e spinge ancora drammaticamente all’emigrazione intere generazioni, lacerando il tessuto familiare di interi villaggi, città, paesi, continenti e che trova leggi liberticide e disumane, che impediscono i ricongiungimenti familiari, la ricomposizione di affetti e culture che si vogliono invece separate, lontane, ricattabili, sfruttabili.
La minaccia il razzismo, il nazionalismo, lo sciovinismo che in nome di inesistenti purezze etniche, di presunte appartenenze a nazioni fantastiche (come la Padania), di legami culturali e religiosi che si vogliono eterni ed astorici, impediscono l’apertura, lo scambio, l’integrazione, la reciprocità, che sono indispensabili alla formazione di una famiglia che sia il frutto di una scelta e di un contratto, liberi da barriere e da separazioni.
Ma la famiglia è oggi soprattutto minacciato dalla mancanza di società, dal rarefarsi delle relazioni sociali, dalla perdita secca di luoghi e di momenti di aggregazione, dall’essere diventata, si nucleo sociale fondamentale, ma isolato, impermeabile, incapace di aprirsi e proiettarsi all’esterno, dove trova il vuoto urbano, le carenze dei servizi, l’impoverimento del welfare, l’egoismo sociale, l’alienazione individuale e di massa. Le speranze di cambiamento e miglioramento, la progettualità esistenziale, la solidarietà e le passioni umane e civili rimangono strette e confinate tra le pareti domestiche, dove il conflitto, quando non trova sbocchi e mediazioni, esplode sempre più spesso in forme violente, facendo oggi della famiglia moderna uno dei luoghi purtroppo privilegiati per la violenza sui minori, gli stupri sessuali, gli infanticidi, gli omicidi tra consanguinei.
La socializzazione non può limitarsi ai soli, anche se importanti, rituali familiari così come la definizione e la condivisione dei sistemi dei valori deve avvenire in contesti ampi, aperti, conflittuali, dove c’è la famiglia ma c’è anche la scuola, l’oratorio, la piazza, i mercati, i cinema, i teatri, i campi di calcio e di pallacanestro, ma soprattutto la comunità, in tutte le sue possibili espressioni e nelle sue tante sfaccettature.
Se ci sono solo le discoteche (da mezzanotte alle sette di mattina), i centri commerciali (per avere anziché essere) e la televisione commerciale di stato e privata (con innumerevoli programmi spazzatura) la famiglia è condannata e non la salveranno né le crociate ideologiche né la demonizzazione di chi pone dubbi e interrogativi sul “disagio della civiltà”.
12 febbraio 2007
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