Secondo una leggenda metropolitana a Perugia il rapporto tra gli iscritti alla massoneria e gli abitanti della città sarebbe tra i più alti d’Italia, a confermare un potere diffuso ed un controllo massiccio della vita politica e amministrativa da parte dei liberi muratori. Le logge sarebbero il luogo dei rapporti e delle relazioni significative, del coagularsi di interessi, delle prese in carico dei problemi, delle decisioni importanti, in vece di assemblee elettive, di esecutivi, di organismi di controllo e di consigli amministrativi.
Alla responsabilità della massoneria verrebbe quindi attribuito, secondo questa leggenda metropolitana, quasi tutto il bene e il male (più il male che il bene) che esprime Perugia, anche se un’altra leggenda individua in una consorteria di carattere regionale (meridionale) altrettanti poteri e interferenze, soprattutto in campo sanitario.
Ancora inconsistenti sono invece le leggende che riguardano il ruolo di altri apparati segreti o poco trasparenti (e in questo caso criminali) come Cosa Nostra o la mafia russa o ucraina, ma si tratta solo di aspettare, perché la rappresentazione che emerge è quella di una città misteriosa, piena di zone d’ombra, dove allignerebbero poteri occulti, per cui il ricorso ad amicizie ed appartenenze è indispensabile per carriere professionali, incarichi amministrativi, collocazioni politiche, alla faccia di competenze e capacità, di doti culturali, di esperienze e curricula, di fedi ideologiche e di passioni civili.
Se tutto questo fosse vero come spiegare un episodio sicuramente marginale ma altamente emblematico quale l’attribuzione del nome all’Ospedale di Santa Maria delle Fratte, cittadella sanitaria di Perugia nonché futuro (e presente) Polo Unico Regionale?
Se si è egemoni sui terreni finanziari ed economici e in ambito politico ed amministrativo lo si è anche su quello culturale ed in particolare nel controllo del valore simbolico degli atti pubblici. L’ospedale aveva già un nome, dedicato ad uno scienziato che in campo sanitario ma anche in quello politico aveva lasciato un segno significativo e che in più era anche massone: Raffaello Silvestrini. Un’altra leggenda metropolitana gli attribuisce un ruolo rilevante durante la Seconda guerra mondiale nella trattativa tra la massoneria perugina e le logge presenti nei reggimenti dell’esercito inglese per far coincidere la liberazione di Perugia dal nazifascismo nel 1944 con l’insurrezione risorgimentale del XX giugno 1859.
Cambiare il nome dell’Ospedale con quello attuale di Santa Maria della Misericordia appare come una aperta sconfessione e una marginalizzazione di un pensiero e di una filosofia.
Si è voluto rivendicare la continuità con la istituzione (e con la ispirazione) da cui aveva origine l’assistenza sanitaria a Perugia, senza tener conto che invece con tutto quello andava operata una discontinuità, perché gli ospedali di oggi rappresentano non il frutto della pietas e della pubblica beneficenza, lo sforzo della buona volontà e della commiserazione, ma appartengono ormai a pieno titolo alla stagione dei diritti e sono uno degli aspetti applicativi dei concetti di libertà, fratellanza e uguaglianza.
Intitolare un ospedale a un medico, a uno scienziato, ad un amministratore sanitario aveva inoltre rappresentato la volontà di esaltare la componente scientifica e tecnica che oggi deve avere un suo pieno riconoscimento e una ampia responsabilità nella sanità pubblica (vedi governo clinico), così come l’antico nome dell’Ospedale di Monteluce ( Ospedale Civile XIV settembre), anch’esso successivamente cambiato, voleva significare che l’assistenza sanitaria e la cura dei malati era ormai a pieno titolo una res publica.
Tutto questo non sembra testimoniare una egemonia massonica, come invece hanno testimoniato agli inizi del secolo scorso piazze e monumenti a Giordano Bruno e Giuseppe Garibaldi, lapidi a Francisco Ferrer, a Giuseppe Mazzini, Domenico Lupattelli e altri eroi risorgimentali, vie intitolate al XX settembre 1870 e manifestazioni di massa, dichiarazioni pubbliche, pubblicazioni e memoriali in occasione di altre date storiche quali il XX giugno o il XIV settembre.
Ma non è questo l’aspetto preoccupante, almeno per chi non è un libero muratore.
Il richiamo insistente a presunti ruoli di altri poteri (rispetto a quelli pienamente titolati), di difficilissima se non impossibile verifica, l’alone di intrigo e di mistero di cui si vuole ammantare la cosa pubblica, l’attribuita indecifrabilità e incomprensibilità di atti e provvedimenti amministrativi, se non in chiave di favoritismi e prebende, vuole invece nascondere la ormai clamorosa crisi della politica, la insufficiente rappresentatività sociale dei partiti politici, la mancata autorevolezza del personale politico, i limiti ormai evidenti di una cultura e di un linguaggio politico che non si è voluto (né potuto) rinnovare.
E’ lì che bisogna indagare. Le domande e gli interrogativi vanno posti fuori dagli esoterismi e occultismi, nella lampante inadeguatezza di programmi, nello spegnersi della passione civile, nella mediocrità delle proposte.
Non è un caso che la massoneria, forza egemone dei processi rivoluzionari del settecento e dei moti politici di tutto l’ottocento, vera cabina di regia del Risorgimento italiano, entri storicamente in crisi con l’avvento dei partiti di massa, i quali propongono regole, norme, comportamenti, linguaggi, organizzazioni del tutto diversi, legati alla loro natura, espressioni di popolo e non di sole élite, ma soprattutto interpreti delle esigenze e degli interessi non più e solo della borghesia ma del proletario e dei ceti subalterni.
Non è un caso che con l’odierna entrata in crisi dei partiti di massa e con la trasformazione profonda delle classi e dei gruppi sociali ritorni la massoneria, ma ormai priva di un reale consenso e di una reale rappresentatività, simulacro di quella organizzazione potente e ramificata di cui si era dotata la borghesia emergente e quella vincente.
Ma ne ritorna l’immagine e con essa la fiducia o la paura, il fascino o il disgusto, la nostalgia o l’anatema, tutti elementi indispensabili per confezionare solo leggende metropolitane.
26 settembre 2006
Commenta per primo