24/05/2006 Codice Da Vinci

La reazione è acuta, violenta, anche scomposta, come se ad essere colpito fosse un nervo scoperto, una terminazione sensibilissima, un punto delicato e indifeso, o meglio, indifendibile.

Eppure la Chiesa Cattolica ha alle spalle secoli di storia, in cui è sopravvissuta ad eresie e scismi, a guerre e persecuzioni, a errori e scandali, conservando un consenso vastissimo ed un prestigio indubitabile e mantenendo un apparato diffuso, ramificato, onnipotente, largamente egemonico e non solo in questioni di fede, in grado di influenzare se non condizionare la politica e la vita sociale di vaste comunità, di stati sovrani, di interi continenti.

Come possono un romanzo e un film, dichiarati pubblicamente dai propri autori come opere di fantasia, sola fiction, pura virtualità, minacciare tutto questo ed essere vissuti come inaccettabili, bollati come offensivi e blasfemi e pertanto da disprezzare, da boicottare, da sottoporre ad un pubblico linciaggio?

Che cosa un thriller mette in discussione, quale aggressione esercita un intreccio romanzato, quale perversione induce la suspense?

Quale peccato si nasconde dietro una buona scrittura, un’apertura intrigante, una felice concatenazione degli eventi narrati, la credibilità letteraria dei personaggi, il filo narrativo sempre in tensione?

Se poi l’argomento è religioso, se i temi riguardano Cristo e personaggi del Vangelo, se le vicende prendono lo spunto da Vangeli apocrifi e da leggende eretiche o da elucubrazioni mistiche, per questo bisogna ancora chiedere l’imprimatur della Chiesa Cattolica e stampare solo dopo averlo ottenuto?

Questa reazione è incomprensibile, nei toni e nella sostanza, a meno che questo clamore non sia di fatto una sorta di exusatio non petita, accusatio manifesta.

Tra le tante difficoltà che vive la Chiesa moderna e che appartiene a pieno titolo ad una crisi profonda del mondo occidentale, di cui il cristianesimo si pone come fondamenta, due sono emerse in modo particolare sotto il pontificato di Giovanni Paolo II e che sono, in tutta la loro evidenza, davanti al suo successore: il celibato dei preti e il ruolo della donna nella Chiesa Cattolica. Non sono contraddizioni secondarie perché chiamano in causa la dimensione esistenziale dei religiosi e il loro protagonismo sociale, questioni ormai attualissime nella società contemporanea. A tutt’oggi negate, nascoste, rimandate, ma che tornano, come in ogni rimozione, sotto forma di fantasmi, se non di incubi e che, non risolte, impediscono un rapporto ampio e partecipe della Chiesa con la società che la circonda e che non le permettono di essere pienamente guida spirituale,  coscienza critica, rifugio dei disperati, asilo dei perseguitati, luogo di speranza, comunità di uguali.

Un libro, diffusissimo, che ipotizza con grande efficacia letteraria un Cristo sposato e con una discendenza carnale e una donna, non solo come compagna di Cristo, ma come una dei discepoli, che partecipa a pieno titolo e in parità alla fondazione della Chiesa, può essere allora una ferita devastante, può evocare e riacutizzare un dolore insopportabile, può far perdere lucidità e raziocinio, anche se è solo un libro o è solo un film, destinato, per sua natura e in un prossimo futuro al macero e all’oblio.

Oggi per un laico può essere una buona lettura o una buona visione e provocare alcune riflessioni, per chi è religioso altrettanto o al massimo noia e indifferenza, per chi è in crisi di valori e attraversato da dubbi e ripensamenti, un ulteriore elemento di sofferenza.

Non c’è nessun mistero relativo ai Templari, il Priorato di Sion è esistito solo nelle elucubrazioni di pochi imbroglioni nostalgici del regime di Vichy, i Merovingi non sono stati (né potranno mai essere) una stirpe santificata, il Santo Graal è e rimane una bellissima e affascinante leggenda medioevale.

Non sono questi gli oggetti della polemica ma ben altro: è il ruolo e la funzione che la Chiesa Cattolica vuole esercitare nel terzo millennio (dopo Cristo).

Se poi qualcuno vede nel libro il riaccendersi di una polemica anticlericale a livello internazionale basta ricordare che l’anticlericalismo ha dovuto fare i conti con il Concilio Vaticano II e con tutto quello che ha comportato nel mondo. Solo l’affievolirsi di quel messaggio, se non la sua negazione, potranno permettere l’affermarsi di una nuova campagna anticattolica.

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