Ormai ha mille soprannomi, da quello originario e onorifico di Cavaliere, a quello più recente di Sua Invadenza, a conferma di una sua ormai acquisita dimensione di personaggio pubblico, del tutto lontano a scomparire non solo dal panorama politico ma dall’immaginario collettivo italiano.
Era apparso nel 1994 come candidato perfetto, in un momento di crisi verticale della politica, giocando a fare l’outsider, erede di una storia diversa, dichiarandosi al di sopra dei giochi e delle miserie della politica, proponendo la sua presunta competenza di imprenditore come elemento necessario e indispensabile per gestire lo stato come una azienda, cioè con efficienza e profitto. Da candidato perfetto divenuto mediocre primo ministro, privo della pazienza e della capacità di unire degli statisti, con una visione solo utilitaristica delle istituzioni, senza gravitas e autorità morale, è resuscitato quando si è riproposto di nuovo come candidato, quasi dell’opposizione, a denunciare, ad aggredire, a promettere, quasi fossero altri ad avere governato il paese in questi anni, confermandosi leader di parte, abile a dividere, a seminare dubbi e paure, a demonizzare e criminalizzare l’avversario, a esprimere non ragionamenti o apprezzamenti, ma ad agitare sentimenti e passioni, facendo breccia non nella testa dei suoi interlocutori ma nella loro pancia, nel loro ventre molle.
Abile, abilissimo nell’interpretare un personaggio onnipresente e onnipotente, dirompente in ogni sua dichiarazione, perennemente sopra le righe, anziché stancare o deludere ha galvanizzato il suo elettorato ormai rassegnato, ha rivitalizzato un partito azienda in piena crisi di identità, ha inseguito per anni fino all’ossessione gli italiani, tutti, ovunque si parlasse non solo di politica, ma di calcio, di eventi mondani, di vacanze, di televisione, di tribunali, di assicurazioni, di tutto.
Una forza apparentemente inesauribile a cui niente si è riusciti a contrapporre, né ragionamenti, né analisi, né critiche dettagliate e puntuali, né eleganza, né fair play, per non parlare di umiltà, di onestà intellettuale, di obiettività, di razionalità.
Dicono in molti che questa forza ha trovato un suo luogo quasi naturale per manifestarsi e affermarsi: la televisione, imponendo Berlusconi con il possesso di Mediaset e con il controllo della Rai, una sorta di videocrazia, un quarto potere decuplicato all’ennesima potenza.
E’ solo un pezzo della verità.
L’altro pezzo è il consenso, vero, ampio, generalizzato, di massa, non imposto solo dalla televisione, non conquistato solo da una assuefazione lenta e costante ad un linguaggio e a dei valori che transitano da anni in un video ormai unica agenzia informativa ed educativa, intrattenitore sociale privilegiato e vero compagno amico.
Un consenso frutto di una condivisione e di una comunanza con tantissimi individui e con tanti gruppi sociali, che rappresentano un fiume carsico che emerge in superficie quando vengono messi in discussione privilegi anche insignificanti e minacciati possessi anche minimi, che intendono la libertà come espressione negativa dalle pretese dello stato e dalle esigenze della collettività e non come manifestazione positiva per tutti, che concepiscono la democrazia come delega, affidata al voto, e non come partecipazione diffusa e continua, che vedono lo stato non come un amico o una opportunità ma come un padrone prepotente e arrogante, che manifestano l’orgoglio dell’ignoranza e il disprezzo dell’intelligenza, che preferiscono le commedie romantiche e i giochi a premi, che venerano gli USA e disprezzano l’Europa, che mentono ai sondaggisti e votano, massicciamente, in un numero impressionante, pari la metà esatta del paese, per una ipotesi politica di destra, conservatrice, reazionaria, protezionista, razzista, xenofoba, per niente mitigata da un moderatismo post democristiano che, quando ne ha l’opportunità, mette in mostra il peggior integralismo cattolico.
Basta aver relegato momentaneamente in un angolo Berlusconi, il berlusconismo e i berluscones, grazie ad una manciata di voti ? Prodi ha la forza, il carisma, il consenso di massa di Berlusconi.?
Esiste un programma e una strategia dell’Unione che si contrapponga, vincendo nel paese e non solo nelle urne, ad un populismo cosciente e scientifico che è in grado di convincere ed entusiasmare la metà dell’Italia? Ci sono i presupposti, in uomini e mezzi, per dare una nuova prospettiva a questo paese sfiancato e inefficiente, sfiduciato e imbroglione, privo di memoria storica e di visione del futuro, per il rilancio, come è scritto sui cartelloni elettorali, dell’economia, della socialità, della solidarietà, della giustizia sociale, all’interno di parametri moralmente accettabili e ambientalmente compatibili?
Lo sapremo nelle prossime ore, massimo nei prossimi giorni.
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