Il federalismo trova legittimità nella necessità, non più prorogabile, di dare spazio alla vitalità autonoma delle popolazioni che vivono nei diversi territori, come sancito anche dall’art. 119 della Carta costituzionale ed è fondamentalmente costituito da un processo in cui gli enti locali sono chiamati a dotarsi di un sistema tributario autonomo e separato da quello dello Stato. Su scala regionale sono destinate a cambiare le fonti di reperimento delle risorse e, di conseguenza, cambiano le modalità di finanziamento della principale voce di bilancio: la spesa sanitaria.
La sanità di fatto costituisce il campo naturale di sperimentazione di questo nuovo assetto organizzativo e finanziario e ha già fatto emergere almeno due grandi contraddizioni:
- Difficoltà a conciliare l’autonomia finanziaria delle regioni con il carattere nazionale del Servizio Sanitario, cioè decentrare l’offerta pubblica e allo stesso tempo garantire, in modo equo e uniforme, la tutela della salute come diritto primario e irrinunciabile.
- Mancata corrispondenza tra dinamica della spesa sanitaria, destinata a crescere, e quella delle fonti autonome di finanziamento regionale, a fronte dell’eliminazione dei trasferimenti statali vincolati e dell’eventualità di una restrizione dei margini di manovra fiscale regionale, quale ad esempio la scomparsa dell’Irap.
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