IL TEATRO, L’OSPEDALE, IL MERCATO
Tre spazi, tre obiettivi, tre centri di interesse per il Centro storico di Perugia
4 giugno 2000
Premessa.
La prossima apertura della multisala Warner Village a Corciano (undici sale per 2500 spettatori, tre ristoranti, bar e fast-food, servizi e spazi commerciali) e di una simile in località Centova, nonché la recente realizzazione del Lyrick Theatre a Santa Maria degli Angeli (palcoscenico di 350 mq con piattaforma rotante, 992 spettatori, 20 bagni, camerini su due piani, guardaroba, bar-foyer) sono gli ultimi eventi che impongono all’Amministrazione Comunale di Perugia la elaborazione di un progetto che nel salvaguardare e tutelare gli spazi e i soggetti attivi nel centro storico ne rilanci le funzioni sociali, culturali e commerciali con la consapevolezza di operare in una dimensione di grande livello culturale e architettonico ma di grande sofferenza sociale.
Il progetto pertanto intende recuperare una piena fruibilità a determinati ambiti urbani con l’obiettivo fondamentale del consolidamento e dell’allargamento degli spazi di socialità e di aggregazione.
Solo con questa determinazione sarà possibile la riqualificazione di grandi contenitori urbani dove possano coesistere, rafforzarsi e potenziarsi a vicenda il consumo e la produzione culturale, l’offerta di beni e servizi e la stessa vita sociale.
Una politica basata solo sulla qualità dell’arredo e delle infrastrutture urbane, solo sul rispetto delle norme e delle regole, solo sulla tutela della sicurezza della persona e del rispetto dei beni pubblici e privati, solo su una ristretta offerta commerciale di alta qualità, rischia di non affrontare pienamente il vero nodo del centro storico che è quello della sua “desertificazione”, intesa non solo come perdita di abitanti e di attività, ma soprattutto di senso civico e sociale, di mancata individuazione e frequentazione di spazi dove sia possibile recuperare identità e appartenenza.
Per questo è opportuno riproporre a Perugia un Teatro, un Ospedale, un Mercato.
IL TEATRO
Il complesso rappresentato dal cinema Lilli e dalla ex sede dell’INPS si presenta come una struttura di alta qualità architettonica, omogenea e pienamente identificabile e in buone se non ottime condizioni strutturali.
Per la sua collocazione urbana risulta inoltre di grande accessibilità, trovandosi al centro di un vero e proprio quadrivio, rappresentato dai due parcheggi insilati di Piazzale Europa e di Piazza Partigiani, dalla stazione ferroviaria di S.Anna della FCU, futuro snodo ferroviario e metropolitano di Perugia e dal Bus Terminal APM di Piazza Partigiani. E’ inoltre vicinissimo l’accesso alle scale mobili verso l’acropoli della città.
L’INPS, proprietaria di parte del complesso, non ritenendo tale sede strategica per i suoi compiti istituzionali, lo ha messa in vendita. I proprietari del cinema sono di fronte ad una imminente e prevedibile crisi del settore, per l’apertura delle nuove sale multimediali.
La dimensione e la qualità del complesso, la sua collocazione e la sua disponibilità sul mercato, (finora solo in una sua parte), legittimano l’ipotesi della sua acquisizione da parte del Comune per la realizzazione del terzo Teatro cittadino, da affiancare al Teatro Morlacchi e al Teatro del Pavone. Tali spazi sono attualmente pienamente impegnati da attività e funzioni che li rendono di fatto indisponibili alle nuove e crescenti richieste di iniziative teatrali, cinematografiche, musicali, espositive, assembleari, convegnistiche, anche alla luce delle ormai inadeguate ed anche non più opportune possibilità offerte dalla Sala dei Notari, da quelle molto limitate della Loggia dei Lanari e della Biblioteca di Palazzo Penna, e dai limiti strutturali e logistici delle sale convegni della Camera di Commercio e dell’Istituto Capitini.
Tutte queste strutture sono inoltre nelle condizioni di offrire spazi e servizi per il consumo culturale, ma non di garantire anche la produzione culturale, che richiede sale prova, sale multimediali per attività formative, luoghi di sperimentazione, di ricerca, di archiviazione, di studio, di produzione e distribuzione di prodotti audiovisuali e multimediali, di accesso ai siti informatici, nonché spazi ricreativi e di socializzazione.
Si tratta pertanto di recuperare alla città un Teatro, che sia un centro multimediale di servizi, di consumo e di produzione culturale, ma che accanto e grazie a questa sua prevalente funzione culturale garantisca anche una funzione sociale e commerciale. Uno spazio “aperto” non solo perché ambito di rappresentazioni, di incontri, di esposizioni ma perché in grado di offrire servizi
non solo ai soggetti e alle agenzie culturali ma anche ai cittadini in quanto tali.
Un Teatro che sia un “porto” di arrivo e partenza non solo di compagnie, di attori e attrici, di musicisti, di artisti, di sceneggiatori, di registi ma anche di tutti coloro interessati anche a percorsi di alfabetizzazione informatica, a consultare cd rom e dvd, a navigare in rete, ad acquistare prodotti e tecnologie, a consumare cibi e bevande.
Il complesso Lilli dovrebbe pertanto non solo essere il centro di un quadrivio di strade ma anche un quadrivio di arti, un complesso caratterizzato da multiculturalità, da multimedialità e da molteplicità di offerte e di servizi.
L’OSPEDALE
Il contributo delle genti immigrate alla nostra società non è più solo un evento temuto e drammatizzato, ma è ormai considerato anche da istituti autorevoli una grande risorsa, se non altro sul piano economico, perché contribuisce alla produttività e alla concorrenzialità di importanti settori produttivi. Rappresenta inoltre un arricchimento che non contiene solo il calo demografico, ma legittima la presenza di servizi sociali pubblici e contribuisce al mantenimento di un sistema previdenziale universale, per non parlare della dimensione culturale.
Tutto questo presuppone che l’immigrazione non sia solo un fenomeno controllato, tantomeno dalle sole forze dell’ordine, ma governato in funzione di una società che si accetta non tanto come multietnica quanto polietnica. Ciò significa mettere al primo posto una politica dell’accoglienza che non soddisfi solo e tanto cattive o buone coscienze offrendo cibo e riparo a chi è più sfortunato e legittimando poi il conseguente e inevitabile sfruttamento legale o illegale, su tutti i segmenti di mercato, anch’essi legali o illegali, ma un’accoglienza, a questo punto secondaria, che garantisca fondamentalmente i necessari livelli di alfabetizzazione, di formazione professionale, di integrazione culturale. Il problema non è comunque quello di favorire nelle genti immigrate la sola assimilazione con conseguente perdita di identità, ma di sviluppare e potenziare la loro capacità di interpretare la società italiana, di coglierne i linguaggi, di conoscerne i valori, per viverla pienamente e anche criticamente, e di favorire in essa, con il contatto e la frequentazione reciproca, l’accettazione delle diversità e dei conseguenti cambiamenti. Altrimenti non ci si meravigli da una parte dello sfruttamento, anche malavitoso, di genti inconsapevoli e sconcertate dall’impatto con il nostro mondo, dall’altra del loro asserragliarsi, fino a costituire veri e propri ghetti organizzati, incomunicabili con la società italiana, funzionali ad una trasmissione culturale e sociale omogenea a quella originale, ma non certo ad un ruolo dinamico interno ed esterno al mondo dell’immigrazione.
Una politica dell’accoglienza pretende luoghi dell’accoglienza, veri e propri Ospedali, cioè luoghi dell’ospitalità, altra cosa rispetto alle cliniche e ai policlinici, cioè ai luoghi della malattia.
Il Fatebenefratelli a Perugia possiede questa impronta originaria, che deve essere riaffermata se non altro per ridare una funzione significativa ad un grande complesso ormai vuoto, in via di un progressivo e non molto lontano abbandono, a strettissimo ridosso dell’acropoli cittadina.
La sua dimensione strutturale, integra, che non necessita di grandi interventi, non appare funzionale ad un recupero puramente abitativo o comunque residenziale alberghiero, per la compresenza sia di grandi spazi, difficilmente trasformabili in elementi abitativi, pena la loro radicale destrutturazione, sia di piccoli spazi, non immediatamente utilizzabili per funzioni residenziali autonome e autosufficienti. Al contrario questa caratteristica sembra favorire un utilizzo per funzioni dove accanto ad una ospitalità essenziale si possano strutturare spazi per attività formative, culturali, ricreative, associative.
La struttura dovrebbe avere una doppia utenza: da una parte immigrati in gruppi selezionati su scala nazionale, non necessariamente omogenei per nazioni di provenienza, di numero molto contenuto e a rotazione, secondo cicli formativi definiti e a termine; dall’altra cittadini italiani per fruire di spazi sociali, culturali e ricreativi comuni, luoghi della conoscenza e del confronto reciproco.
Questo significa dotare la struttura di spazi sociali organizzati, di tipo culturale (biblioteche, mediateche, centri di documentazione, teatri, laboratori linguistici ed informatici) o ricreativo (caffetterie, bar, ristoranti) o commerciali (commercio equo e solidale, prodotti tipici ma anche di serie, artigianato).
L’Ospedale si presenta quindi come struttura “aperta”, a funzione prevalentemente sociale, con accanto anche la funzione culturale e commerciale, a dimensione nazionale, perché prototipo sperimentale di un sistema integrato dell’accoglienza secondaria, capace per questo di acquisire risorse regionali, ministeriali ed europee.
IL MERCATO
Il Mercato Coperto è attualmente l’emblema della “desertificazione” del Centro Storico di Perugia.
Nato circa settant’anni fa quale mercato delle erbe, pescheria, spaccio e vendita al dettaglio di prodotti alimentari a costi contenuti, ma anche il luogo, prima della Palestra GIL, dei tornei di boxe e della gare di pallacanestro, nonché di feste e balli popolari, oggi ha perso le sue funzioni originarie, per la caduta progressiva di utenza, dovuta alla perdita di abitanti del centro storico e alla ormai diffusa offerta commerciale su tutto il territorio comunale, articolata anche nei nuovi e concorrenziali centri commerciali. La sua ristrutturazione è stata parziale e contraddittoria, avendo realizzato due strutture con funzioni tra loro incompatibili: il parcheggio e la sala polivalente, essendo inutilizzabile la seconda ad una frequentazione di massa per ragioni di sicurezza legate al parcheggio.
Il Mercato Coperto si presenta comunque con una tipologia architettonica storica, sicuramente da salvaguardare, se non altro perché ormai inserita nella fisionomia urbana, nonostante si presentasse come una aggiunta volutamente anomala. Questa sua diversità architettonica va accettata, enfatizzando addirittura la sua proiezione esterna rispetto alle mura urbiche e al tessuto urbano medioevale, con la valorizzazione da una parte della terrazza e, dall’altra, con l’utilizzo della struttura come asse di collegamento pedonale e/o attrezzato tra i livelli alti e bassi della città.
Il Mercato Coperto presenta comunque elementi strutturali su cui ipotizzare una riqualificazione che punti a confermare come prevalente la funzione commerciale ma a cui vadano affiancate anche funzioni culturali e sociali.
Su questo già esiste una ipotesi progettuale concordata tra Amministrazione Comunale e Confcommercio, che dovrà produrre quanto prima una proposta su cui avviare un confronto tra amministratori, operatori commerciali e culturali, cittadini.
Questa proposta dovrà prevalentemente farsi carico della ristrutturazione della offerta commerciale ma dovrà renderla coerente con le altre possibilità praticabili sulla terrazza e nella sala polivalente o dovrà, inoltre, valutare l’opportunità del mantenimento dell’attuale parcheggio.
Si potrà così riavere un Mercato, nel senso più ampio del termine, in cui ad una offerta di prodotti commerciali, possibilmente di qualità comunque anche della tipologia ormai carente nel centro storico, si affianchi la possibilità di scambi culturali e di frequentazioni sociali.
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