Jean-Baptiste Adamsberg Commissario di polizia del tredicesimo arrondissement di Parigi

Era un uomo piccolo e bruno vestito alla bell’e meglio, spettinato, con le maniche della giacca nera arrotolate sugli avambracci nudi.
Parti in fretta e non tornare, Einaudi, 2004, pag.34

Da lontano Adamsberg non era niente di speciale. Aveva incrociato varie volte quell’uomo piccolo, corpo nervoso e movimenti lenti, viso dalle prominenze composite, abiti gualciti e sguardo altrettanto gualcito, senza immaginare che si trattasse di uno elementi più noti, nel bene e nel male, dell’Anticrimine.
Nei boschi eterni, Einaudi, 2007,  pp.22-23

Sì, era bello, eppure nessuno dei suoi tratti preso separatamente avrebbe fatto pensare a un risultato simile. Nessuna regolarità, nessuna armonia e nulla d’imponente. Una perfetta impressione di disordine, ma di un disordine che produceva un caos affascinante, sontuoso a volte, quando si infervorava.
Parti in fretta e non tornare, Einaudi, 2004, pag.80

Quel tizio piccolo, con gli occhi vaghi, che gironzolava con le mani sprofondate nelle tasche di un paio di calzoni consunti, le braccia brune come se passasse il tempo al sole, non gli ispirava nulla di buono, nulla di preciso.
Nei boschi eterni, Einaudi, 2007, pag.93

In quei pochi anni non era cambiato e lei non se ne stupì. Non che il tempo l’avesse risparmiato più di altri, ma i suoi segni non erano visibili, per il semplice motivo che Adamsberg aveva una faccia troppo movimentata. Su un volto liscio e regolare, qualsiasi disordine del tempo avrebbe lasciato una traccia. Ma il volto di Adamsberg era disordinato sin dall’infanzia.
L’uomo a rovescio, Einaudi, 2006, pag.206

Quel piccoletto bruno? Sta scherzando? Una vecchia maglietta grigia, la giacca tutta stropicciata, ha persino bisogno di tagliarsi i capelli: Fosse uno che vende fiori sulle banchine di Narbonne, non dico, ma un commissario…per piacere.
Parti in fretta e non tornare, Einaudi, 2004, pag.95

Jean-Baptiste Adamsberg aveva percorso a piedi nudi tutta la montagna pietrosa dei Bassi Pirenei. Lì aveva vissuto e dormito e poi, diventato sbirro, lì aveva lavorato su omicidi, omicidi in villaggi di pietra, omicidi lungo sentieri minerali. Conosceva a memoria il rumore dei sassi sotto i piedi, e la montagna che ti stringe a sé e ti minaccia come un vecchio muscoloso. Nel commissariato dove aveva iniziato a venticinque anni dicevano che era “silvestre”. Forse riferendosi alla selvatichezza, alla solitudine, non sapeva esattamente. E non lo trovava né originale né lusinghiero.
L’uomo dei cerchi azzurri, Einaudi, 2007, pag.8

Come ogni volta che si metteva a meditare, Adamsberg partì rapidamente per la tangente e approdò a un vuoto prossimo alla sonnolenza.
Parti in fretta e non tornare, Einaudi, 2004, pag.39

Adamsberg era andato a camminare. Un’ora su una sedia, senza muoversi, era il massimo che riusciva a sopportare. Le cene al ristorante, i cinema, i concerti, le lunghe serate sprofondato in poltrona, che iniziavano con un autentico piacere, si concludevano in una sorta di sofferenza fisica. Il bisogno compulsivo di uscire e camminare, o quantomeno di alzarsi in piedi, lo faceva rinunciare alla conversazione, alla musica, al film. Questa condizione invalidante aveva i suoi vantaggi. Gli permetteva di capire ciò che gli altri chiamavano agitazione, impazienza, o addirittura senso di urgenza, stati d’animo che in qualsiasi altra circostanza della vita gli sfuggivano.
Parti in fretta e non tornare, Einaudi, 2004, pag.52 

Se ne andava a zonzo  per la polizia come una palla da biliardo nella struttura gerarchica. Incontrollato e incontrollabile.
Parti in fretta e non tornare, Einaudi, 2004, pag.152

Ma Adamsberg non aveva nervi. Non sapeva cosa volesse dire contrarsi, essere teso ma nemmeno essere disteso. La sua naturale indolenza lo manteneva a un ritmo sempre uniforme, sempre lento, quasi distaccato. Perciò era difficile capire se il commissario si interessava a una certa cosa o non gliene fregasse proprio niente. Bisognava chiedere. Ed era più per pigrizia che per coraggio se Adamsberg conosceva poco la paura.
L’uomo a rovescio, Einaudi, 2006, pp.83-84

Il commissario Adamsberg amava la solitudine in cui lasciar andare i pensieri alla deriva, verso il largo, ma amava anche le persone, il moto delle persone, e si nutriva come una zanzara della loro presenza intorno a lui. L’unico guaio con le persone era che parlavano in continuazione, tanto che le loro chiacchiere venivano costantemente a disturbare la mente del commissario nelle sue fantasticherie. Era quindi giocoforza ritrarsi, ma ritrarsi significava tornare alla solitudine che per qualche ora lui avrebbe voluto abbandonare.
L’uomo a rovescio, Einaudi, 2006, pp.84-85

Adamsberg non riusciva a stare in ufficio tutto il giorno. Doveva camminare, guardare, contemplare. Senza per altro  approfittarne per riflettere in modo coerente. Formulare un problema per trovare una soluzione era un procedimento diretto a cui aveva rinunciato da tempo. In lui le azioni precedevano i pensieri, mai il contrario.
Scorre la Senna, Einaudi, 2016, pag.10

Adamsberg si lasciava trascinare verso la Senna, seguendo il volo dei gabbiani che vedeva volteggiare in lontananza. Il fiume di Parigi, per quanto puzzolente sia in certe giornate, era il suo rifugio galleggiante, il luogo dove poteva lasciar filare meglio i suoi pensieri. Li liberava come un volo di uccelli, e loro si sparpagliavano nel cielo, giocavano, lasciandosi portare dal vento, incoscienti e scriteriati. Per quanto paradossale possa sembrare, produrre pensieri sconsiderati era l’attività prioritaria di Adamsberg. E necessaria soprattutto quando troppi dettagli gli ostruivano la mente, ammucchiandosi in blocchetti compatti che pietrificavano l’azione. Allora non restava che aprirsi la testa in due e far uscire tutto alla rinfusa.
Nei boschi eterni, Einaudi, 2007, pag.211

Adamsberg gironzolava sui lungosenna. Come a molti provinciali, quella passeggiata a lui piaceva, mentre i parigini pensavano che puzzasse soprattutto di urina.
Scorre la Senna, Einaudi, 2016, pag. 25

Avrebbe dovuto andare a verificare perché quelle intuizioni apodi si rivelavano fin troppo spesso esatte, in grazia di chissà quale prescienza che sfidava le logiche più raffinate. Prescienza che aveva portato Adamsberg, un successo dopo l’altro, fino a quel tavolo, fino a quel ruolo, capo strampalato e sognante della divisione Anticrimine del tredicesimo arrondissement.
Sotto i venti di Nettuno, Einaudi, 2005, pag.7

–   Ti ne fai molto tu, di lavoro sul campo, a Parigi?- domandò.
–   Il più possibile. E poi cammino, vago, fantastico.
–   Sei fortunato. Risolvi i casi spalando nuvole?
Sotto i venti di Nettuno, Einaudi, 2005, pag.163

Spesso lo giudicavano un sognatore e un visionario ostinato, nel bene o nel male, e attribuivano a quell’anomalia il suo improbabile successo di quel giorno. Senza capire che lui vedeva nella nebbia, semplicemente.
Il morso della reclusa, Einaudi, 2018, pag.197

Per Jean-Baptiste Adamsberg era diverso: temeva il Natale e si teneva pronto. Natale e la sua sfliza di incidenti. Natale e la sua legione di drammi. Natale, la notte efferata.
Scorre la Senna, Einaudi, 2016, pag. 51

Quanto a lui, venticinque anni di polizia gli avevano insegnato a temere le persone qualunque e a tendere la mano ai giganti e ai deformi che, sin dall’infanzia, hanno imparato a starsene buoni buoni per essere lasciati in pace. Le persone qualunque non hanno questa saggezza, non se ne stanno buone buone.
L’uomo a rovescio, Einaudi, 2006, pag.40

Autrice: FRED VARGAS

Pseudonimo di una ricercatrice di archeozoologia presso il Centro Nazionale francese per le ricerche scientifiche (CNRS),  nata nel 1957 e specializzata in medievalistica. Vive a Parigi.

Bibliografia consultata:

 L’homme aux cercles bleus, 1992 (L’uomo dei cerchi azzurri, Einaudi, 2007)

L’homme à l’envers, 1999 (L’uomo a rovescio, Einaudi, 2006)

Pars vite et reviens tard, 2001 (Parti in fretta e non tornare, Einaudi, 2004)

Coule la Seine, 2002 (Scorre la Senna, Einaudi, 2016)

Sous le vents de Neptune, 2004 (Sotto i venti di Nettuno, Einaudi, 2005)

Dans les bois éternels, 2006 (Nei boschi eterni, Einaudi, 2007)

Un lieu incertain, 2008 (Un luogo incerto, Einaudi, 2009)

L’Armée furieuse, 2011 (La cavalcata dei morti, Einaudi, 2011)

Temps glaciaires, 2015 (Tempi glaciali, Einaudi, 2015)

Quand sort la recluse, 2017 (Il morso della reclusa, Einaudi, 2018)

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