Mario Conde Tenente di polizia della città de L’Avana e poi compratore e venditore di libri usati

Mario Conde era nato in un quartiere schiamazzante e polveroso che secondo le cronache familiari era stato fondato dal suo bisnonno paterno, un isolano frenetico che aveva preferito quella terra sterile, lontana dal mare e dai fiumi, per edificare la propria casa, crescere la famiglia e aspettare la morte lontano dalla giustizia che ancora lo cercava a Madrid, Las Palmas e Siviglia.
Passato remoto, Tropea, 1999, pag.91

Aveva sempre sostenuto che il Conde era un fottutissimo depresso, un incorreggibile cultore di ricordi, un masochista autosufficiente, un ipocondriaco resistente a qualsiasi colpo e la persona più difficile al mondo da tirare su di morale.
Maschere, Tropea, 1997, pag. 12

Il Conde si guardò allo specchio; di fronte, dritto negli occhi, osservò la linea sprezzante del suo profilo e, una volta terminato l’esame, fu costretto ad ammetterlo: è proprio vero, ho la faccia da poliziotto.
Maschere, Tropea, 1997, pag.142

” Che cosa hai fatto della tua vita, Mario Conde?” si chiese come faceva ogni giorno e, come ogni giorno, cercò di far fare marcia indietro alla macchina del tempo e riparare uno dopo l’altro ai suoi stessi torti, ai suoi inganni ed eccessi, sbarazzarsi della sua esistenza sbagliata e trovare un punto preciso in cui ricominciare tutto daccapo.
Passato remoto, Tropea,1999, pag. 48

Quel miscuglio di caparbietà e pessimismo, di disagio esistenziale e intelligenza aggressiva erano gli ingredienti che facevano di lui un tipo troppo strano ed efficiente per essere un poliziotto. Ma il sergente lo ammirava come non aveva ammirato quasi nessuno prima, perchè sapeva che lavorare con il Conde era una gioia e un privilegio.
Venti di Quaresima, Tropea, pag.76

“Sei un tipo strano, sai? Sei tremendamente triste e la cosa mi piace. Non so. ho come la sensazione che tu vada in giro per il mondo scusandoti per il fatto di essere vivo. Non capisco come tu possa fare il poliziotto.”
Venti di Quaresima, Tropea, pag.87

Guarda, quello che è appena arrivato è il Conde. Svolge le mansioni di capo operativo. Non spaventarti per quello che può dire, perchè è mezzo pazzo, ma è un bravo ragazzo e credo addirittura che sia il detective migliore.
Passato remoto, Tropea, 1999, pag. 70

Da quando, oltre tredici anni prima, aveva lasciato il suo incarico alla polizia investigativa per dedicarsi anima e corpo- per quanto glielo permettessero il corpo sempre acciaccato e l’anima ormai troppo tenera- alla volubile attività di compravendita di libri vecchi, il Conde era riuscito a sviluppare un fiuto quasi canino nello scovare prede che potessero garantirgli, a volte con sorprendente generosità, la sussistenza alimentare e alcolica.
La nebbia del passato, Tropea, pag.10

Grazie alla sua condizione di inguaribile romantico, o nostalgico del cazzo, come lo definiva Carlos il Magro, Conde si godeva appieno quel distacco che finalmente gli permetteva di guardare al proprio passato di investigatore come a un letargo privo di contorni nitidi. E così, quando le circostanze lo obbligavano a ricordare se stesso nel ruolo di rappresentante dell’ordine che aveva ricoperto per dodici anni, provava un tale straniamento da sentire quel Mario Conde come un estraneo, a volte addirittura uno sconosciuto, integrato per troppo tempo nelle file di chi si riteneva forte e potente, mentre per natura lui era incline alla militanza nel club degli anticonformisti.
La nebbia del passato, Tropea, pag.94

 Autore: LEONARDO PADURA FUENTES

Scrittore e giornalista, è nato all’Avana nel 1955

Bibliografia consultata:

Vientos de cuaresima, 1991 (Venti di quaresima, Tropea, 2001)

Pasado perfecto, 1991 (Passato remoto, Tropea, 1999)

Máscaras, 1995 (Maschere, NET, 2003)

Paisaje de otoño, 1998 (Paesaggio d’autunno, EST, 2001)

La cola de la serpiente, 2000 (La banda dei quattro, Tropea, 2000)

Adios, Hemingway; La cola de la serpiente, 2000 (Addio Hemingway, Tropea, 2002)

La neblina del ayer, 2005 (La nebbia del passato, Tropea, 2008)

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